Roma, 5 agosto 2024 – Tassa di soggiorno più salata. Al momento è solo un’ipotesi ma destinata a far discutere. La bozza di una norma che potrebbe essere contenuta in un prossimo decreto di Palazzo Chigi prevede infatti la possibilità che l’imposta possa essere applicata da qualsiasi Comune (non solo dai capoluoghi e dai Comuni considerati mete turistiche o centri d’arte). Le cifre vengono poi rimodulate: si parte da un importo fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro, fino ad un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi di extralusso (pernottamenti al costo di 750 euro a notte). Fa i conti Federalberghi: "Per una camera in un hotel a tre stelle dal prezzo di 100 euro, si pagheranno sino a 10 euro per notte”.
Sempre in base alla bozza della norma, i Comuni avrebbero la possibilità di destinare gli incassi derivanti dalla tassa di soggiorno non solo nel settore turistico ma anche alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti.
Come funziona la tassa di soggiorno oggi
Attualmente sono un centinaio i Comuni che applicano la tassa (o meglio imposta comunale) di soggiorno per il pernottamento in hotel, B&B, ostelli, campeggi e case vacanza. L’importo varia da 1 a 10 euro, a seconda del Comune: può essere fisso o variabile, con scaglioni associati alle categorie di ricezione o al prezzo della camera, alla localizzazione o al periodo, ecc.
Gli albergatori: “Non siamo bancomat per i Comuni"
Viste le indiscrezioni che circolano in queste ore, gli albergatori non nascondono la loro preoccupazione. Suscitano “perplessità” proprio il “vincolo di destinazione del gettito – sottolinea Maria Carmela Colaiacovo, Presidente Confindustria Alberghi, “nato per il sostegno delle attività turistiche, la promozione e commercializzazione del turismo - che invece di rafforzarsi sembrerebbe venir meno con l'esplicita previsione di poterlo utilizzare per coprire i costi del servizio rifiuti”. Ma anche “l'aumento complessivo dell'imposta che oltre al maggior costo andrebbe anche ad applicarsi a destinazioni meno turistiche, contraddicendo gli sforzi di questi anni di operatori e amministrazioni locali, per una migliore distribuzione e destagionalizzazione dei flussi nelle aree interne”. Il settore non sia “un mero bancomat per i comuni”, è il monito di Colaiacovo.
No a una tassa più salata anche da parte di Federalberghi: “Il settore, che è tra i primi a contribuire alla crescita del Pil e dell'occupazione, ha da poco rinnovato il contratto collettivo nazionale di lavoro, sobbarcandosi un onere rilevante. L'obiettivo comune dev'essere quello di sostenerne la crescita, non di frenarla", sottolinea una nota. La federazione degli albergatori ricorda che “sono trascorsi solo pochi mesi da quando, in vista del Giubileo, il tetto massimo dell'imposta di soggiorno è stato elevato del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte e per persona ed è stata introdotta la possibilità di utilizzarla per coprire i costi della raccolta rifiuti, snaturando le finalità dell'istituto".