Mercoledì 4 Settembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Tassa di soggiorno, boom di incassi nel 2023

Cifre record che superano anche il periodo pre-pandemia. Ecco i numeri e le novità

Tassa di soggiorno

Tassa di soggiorno

Roma, 26 settembre 2023 – È stata istituita nel 2011 per ampliare la capacità fiscale dei Comuni italiani e permettere loro di mettere in atto politiche ulteriori in materia di turismo, ambiente, recupero e valorizzazione di beni culturali del territorio. Nel 2023, la tassa di soggiorno dovrebbe rimpinguare le casse dei Comuni di 702 milioni di euro: un importo in deciso aumento, non solo rispetto all’anno scorso (+13,4%), quando il gettito era stato di 619 milioni, ma anche rispetto al pre-pandemia.

È quanto emerge dall’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno, elaborato dalla società di consulenza turistica Jfc: secondo lo studio, l’imposta pagata dai turisti per ogni notte trascorsa in città d’arte e località di villeggiatura raggiungerà quest’anno livelli mai toccati prima, sia per volume totale di incassi che per numero di Comuni che l’hanno introdotta.

Tassa di soggiorno: i numeri

Nel 2023, il novero degli enti locali che applicano il prelievo, progressivamente cresciuto di anno in anno, ha raggiunto quota 1.013 - oltre ai comuni delle province di Trento e Bolzano. Nel 2011, anno in cui il legislatore diede agli enti locali la possibilità di introdurre la tassa, erano 13. Le new entry del 2023 sono state 27: l’allargamento ha contribuito a incrementare gli incassi, malgrado la battuta d’arresto che ha interessato la stagione turistica nei mesi di luglio e agosto.

Le modalità di applicazione cambiano da comune a comune, ma restano irrisolti anche altri nodi: dalla determinazione dell’importo all’opportunità o meno di riscossione dell’imposta nelle case vacanza affittate tramite le piattaforme di sharing hospitality, fino alla destinazione del gettito, spesso usato dagli enti locali per voci non legate alla finalità turistica. Il costante incremento del gettito era stato interrotto nel 2020 dal Covid-19, che aveva determinato un calo degli introiti pari a -224% (192 milioni di euro l’importo complessivamente raccolto nell’anno pandemico).

La ripresa del 2021 e, soprattutto, del 2022 (+135%) ha riportato le entrate quasi ai livelli del 2019, quando si erano raggiunti i 622 milioni: un picco surclassato dalla cifra record di quest’anno. L’incremento è dovuto principalmente a due fattori: da un lato, la flessione del turismo ha interessato soprattutto le località balneari e non le città d’arte, che raccolgono la maggior parte degli introiti; dall’altro, la maggior affluenza di visitatori stranieri, in particolare americani, si è tradotta in una risalita degli hotel 4-5 stelle, che possono applicare un’imposta più elevata.

Le novità del 2023

La soglia massima della tassa di soggiorno, infatti, è pari a cinque euro per le strutture ricettive più lussuose, e scende via via che la ricettività diventa più economica. La cosiddetta ‘manovra 2023’ (legge 197/2022) ha permesso però ai Comuni con afflusso turistico 20 volte superiore ai residenti di raddoppiare la soglia massima, portandola a dieci euro. Lo possono fare cinque città (Rimini, Venezia, Verbania, Firenze e Pisa), poiché, per il periodo 2023-2025, occorre considerare la media delle presenze turistiche del triennio 2017-2019.

L’incremento è già stato deciso da Firenze, che ha innalzato il tetto a otto euro.

A Roma, dove il limite era già di dieci euro in base a una normativa ad hoc, l’attuale soglia massima di sette euro salirà a dieci dal 1° ottobre prossimo, diventando così la più elevata d’Italia. Secondo lo studio di Jfc, la capitale è attualmente la città italiana con il maggior gettito dovuto alla tassa di soggiorno: 61 milioni di euro solo nel primo semestre del 2023, che diventeranno 159, prevede l’Osservatorio, entro il 31 dicembre. Seguono Milano, con 28,9 milioni di euro nei primi sei mesi dell'anno, e Firenze, con circa 25 milioni di euro.