Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Tassa Airbnb nella manovra 2024: cos’è e quanto inciderà sui prezzi

La cedolare secca per gli affitti brevi passerà dal 21% al 26%: come cambia la tassa Airbnb nel 2024

Roma, 8 novembre 2023 – Nella bozza della Manovra 2024 approvata dal Cdm guidato da Giorgia Meloni sono presenti alcuni interventi che stanno facendo molto discutere e che, pur senza dare troppo nell’occhio, stanno animando il dibattito interno alle forze di maggioranza. Tra questi provvedimenti c’è sicuramente la cosiddetta legge Airbnb che prevede un aumento della tassazione sugli affitti brevi o turistici. Attualmente, per i contratti di locazione breve, c’è la possibilità per i contribuenti di scegliere l’opzione della cedolare secca. Proprio l’aliquota di quest’ultima, in virtù di quanto stabilito nella bozza della Legge di Bilancio 2024, verrà alzata dall’attuale 21% al 26%, andando a sottoporre a maggiori tasse chi decide di affittare, soprattutto a scopo turistico, suoi altri immobili di proprietà.

Tassa Airbnb - Crediti iStock Photo
Tassa Airbnb - Crediti iStock Photo

Cedolare secca, la normativa attuale

Al momento, in attesa dell’approvazione definitiva della Manovra 2024, è previsto che la cedolare secca si muova su due binari:

- è prevista un’aliquota del 10% per tutti i contratti d’affitto a canone concordato; - l’aliquota sale al 21% per tutti gli altri contratti d’affitto a canone libero, ivi compresi gli affitti brevi.

Molto importante, in tema di tassazione per gli Airbnb è il decreto legge n. 50/2017 e le successive modifiche attuate nel 2021 con la Legge di Bilancio che, di fatto, ha ridisegnato i requisiti per l’applicazione della cedolare secca. Entrando più nello specifico, è stato deciso che l’opzione della cedolare secca al 21% possa essere sfruttata dai contribuenti solo nei casi in cui questi abbiano la proprietà di più di quattro appartamenti destinati agli affitti brevi per ogni periodo d’imposta. Oltre la soglia indicata, invece, la Legge di Bilancio 2021 prevede che i proprietari degli immobili svolgano la propria attività in forma imprenditoriale, ovvero aprendo una partita Iva. Tale misura si è però dimostrata inadatta a limitare il fenomeno dell’affitto selvaggio tipico soprattutto nelle grandi città turistiche.

Ecco allora che la Manovra 2024 prova una nuova stoccata al fenomeno alzando l’aliquota al 26%. Va precisato che l’affitto di case a scopo turistico porta con se molte polemiche da parte degli altri operatori del settore, come gli alberghi, che lamentano una concorrenza sleale da parte dei bnb, in quanto soggetti a tasse decisamente inferiori rispetto a quelle cui sono sottoposti gli hotel.

La tassa Airbnb della Manovra 2024

Nella bozza della Manovra 2024 è previsto che l’aliquota al 26% venga applicata a tutte le locazioni brevi di durata non superiore a 30 giorni. Verosimilmente, però, il perimetro di applicazione dell’intervento verrà rivisto dall’esecutivo che potrebbe decidere di prevedere l’innalzamento al 26% dell’aliquota solo per chi mette in affitto le case che vanno dalla seconda alla quarta. Non, dunque, la prima, la cui cedolare secca potrebbe rimanere fissa al 21%. È necessario, in tal senso, attendere le decisioni del Parlamento.

In caso di aumento della cedolare secca è ipotizzabile che questo incremento possa essere ricaricato sui costi finali degli utenti.

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I vantaggi attuali della cedolare secca

In aggiunta ai discorsi fin qui affrontati, è utile ricordare quali siano gli attuali vantaggi attuali della cedolare secca rispetto alla normale tassazione Irpef. Entrando più nello specifico, chi opta per il regime facoltativo della cedolare secca non è chiamato al pagamento dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo previsti per la registrazione, la risoluzione e la proroga del contratto di locazione. Inoltre, il contribuente in cedolare secca non paga l’Irpef e le relative addizionali.