Roma, 10 dicembre 2024 – Gli analisti delle grandi società di investimento concordano in modo quasi unanime sulla possibilità che giovedì prossimo la Bce proceda con un ulteriore taglio dei tassi di 25 punti base del costo del denaro. Ma il motivo della scelta non è solo dettato dal fatto che l'inflazione sia tutto sommato sotto controllo (anche se si teme una vampata , anche se non a livelli del precedente biennio). La Banca centrale è spinta a procedere su questa strada anche per la nuova situazione di potenziale (se non già accertata) crisi che il mondo si appresta ad affrontare. O che, anzi, sta già affrontando forse senza neppure averne la completa contezza. E’ quella che Sylvain Boyer, Chief economist Emia di S&P Global Rating, definisce come “crisi di fiducia”, il nuovo spettro che si aggira nei mercati e che può incidere sulla vita di tutti noi.
Le crescenti tensioni internazionali, la crisi climatica con le conseguenze evidenti (non va sottovalutato l’effetto Valencia), le guerre in Medio Oriente e in Europa, la fragilità di Macron in Francia e del governo Scholz in Germania che riflettono anche una fragilità economica di Parigi e Berlino, il ritorno di Trump al potere negli Stati Uniti con la minaccia dei dazi, le crescenti tensioni nell’Indopacifico con la Cina: mai il mondo ha vissuto una situazione diffusa di tale incertezza e pericolo forse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Secondo Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR , si tratta di “eventi politici potenzialmente dirompenti” anche se finora con “reazioni contenute sui mercati”. De Palma aggiunge alla lista il golpe abortito in Corea del Sud, la caduta del regime di Assad in Siria, l'annullamento del primo turno presidenziale in Romania e le proteste contro l'influenza russa in Georgia. Se per ora i mercati riflettono senza drammi eccessivi la situazione, non è detto che sia per sempre.
L'incertezza ha allontanato la prospettiva di un taglio dei tassi più deciso (50 punti base), ma richiede comunque una risposta per ripristinare condizioni di fiducia per evitare ripercussioni economiche al quadro geopolitico internazionale. Ed è questa crisi che la Bce deve fronteggiare, come ha fronteggiato prima la crisi finanziaria del 2008, quella del debito sovrano del 2011, la crisi energetica e dell’inflazione. Per ogni emergenza ha adottato misure che riteneva adeguate, oggi di fronte al rischio della sfiducia generalizzata la risposta è saper dare una spinta alle imprese e quindi all’economia agevolando e supportando chi opera in un contesto di incertezza estrema. Perché la "fiducia", fa notare Boyer in una sua analisi, "rimane sorprendentemente bassa nell'eurozona, nonostante si stia assistendo a una ripresa della crescita, a un tasso di occupazione più alto di sempre e a un'inflazione nuovamente sotto controllo. Più che un'anomalia, si tratta di una vera e propria crisi di fiducia le cui radici sono profonde e non riguardano i soli fattori economici”. Ecco perché secondo l’analista di S&P Global Rating “la Bce deve accelerare il ritmo dei tagli dei tassi”, effettuando “un taglio di 25 punti base questa settimana” e impegnandosi “a procedere con ulteriori tagli consecutivi fino a quando il tasso di deposito non raggiungerà la neutralità".