Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

A giugno 2024 primo taglio dei tassi dalla Bce. Ecco cosa ha detto Christine Lagarde

La presidente della Bce ha parlato di quando potrà cominciare calare il costo del denaro

Roma, 20 marzo 2024 – Quando caleranno i tassi di interesse stabiliti dalla Banca centrale europea? E’ una domanda che si fanno un po’ tutti gli analisti e che, da indiscrezioni e risposte dei diretti interessati (come la presidente della Bce, Christine Lagarde) paiono andare un po’ tutti nella stessa direzione: giugno 2024 dovrebbe essere il mese buono.

Busta paga leggera per tanti lavoratori lombardi
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Una decisione non da poco perché il costo del denaro (vale a dire i tassi di interesse fissati dalla Bce per i prestiti) incide direttamente sulla vita quotidiana di milioni di persone. Ad esempio a tassi più bassi corrispondono rate dei mutui a tasso variabile più basse, ma ciò vale anche per i prestiti alle imprese, come i crediti al consumo.

Ora, i tassi sono stati alzati (post pandemia) negli ultimi anni dalla Bce per contrastare l’inflazione (con politiche non condivise da tutti gli economisti ma che sicuramente hanno contribuito al controllo dell’indice dei prezzi) e adesso che la crescita dei prezzi al consumo sta sensibilmente rallentando ci si attende un ridimensionamento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea.

E in questo contesto oggi, tornando sul tema tassi di interesse, ha parlato Christine Lagarde. A giugno infatti la Bce disporrà di più dati sull'andamento dell'inflazione e di nuove stime che permetteranno "di valutare se continuerà a scendere sostanzialmente in linea con le nostre proiezioni. Se lo farà, sarà una conferma particolarmente importante" che permetterà al Consiglio Direttivo "di passare alla fase di revisione delle nostre politiche rendendole meno restrittive". Così in un discorso a Francoforte la presidente della Bce Christine Lagarde è tornata a indicare chiaramente la scadenza di giugno come la prima 'finestra' possibile per un primo taglio dei tassi dopo il forte ciclo di aumenti attuato dal 2022.

Ma - ha ammonito la Lagarde - anche in futuro "le nostre decisioni dovranno rimanere legate ai dati" e impostate "riunione dopo riunione in risposta alle nuove informazioni in arrivo. Ciò implica che, anche dopo il primo taglio, non possiamo impegnarci preventivamente su un particolare percorso dei tassi".

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Ma non solo. La Bce ha anche avanzato delle ipotesi su cosa sarebbe successo se le politiche monetarie fossero state diverse. Cosa sarebbe infatti successo se la Bce avesse alzato i tassi d'interesse prima dell'estate 2022, come invocato da più parti come ricetta alternativa per ottenere un minore impatto sull'economia dalla stretta monetaria e dall'alta inflazione del 2022 e 2023?

Secondo il capo economista dell'istituto, Philip Lane, ci sarebbe stato "un prezzo da pagare” sotto forma di due punti percentuali in meno di Pil. Lane, al termine del suo intervento alla conferenza annuale 'The ECB and its Watchers' a Francoforte, ha presentato fra le sue slide uno scenario 'controfattuale’ basato su modelli di previsione.

In base al documento, se la Bce avesse portato i tassi al 4% già nel 2022 (livello invece raggiunto a metà 2023), mantenendoli poi fino ad oggi, l'inflazione sarebbe scesa sotto il 2% già quest'anno, ma ci sarebbe stata una deviazione di quasi tre punti percentuali rispetto all'output gap (la differenza fra il Pil potenziale e quello effettivo) nel 2022 e 2023, e di due punti sul 2024. Scenario ancora più drastico nel caso di un rialzo dei tassi fino al 6% nel 2022, con una deviazione sull'output gap che avrebbe superato il 6% nel 2023.