Roma, 22 marzo 2024 – Molto spesso, specie nei periodi contraddistinti da forti cambiamenti di valore delle moneta, si sentono e leggono in tv e sui giornali dei termini che non si riesce a comprendere fino in fondo nella maniera corretta. Uno di questi è sicuramente svalutazione, utilizzato genericamente nel contesto sociale per indicare una perdita di valore della moneta, anche se in economia tale concetto estende il proprio significato anche al valore delle merci. Esistono, inoltre, diversi tipi di svalutazione, come quella competitiva o monetaria, ognuno con delle caratteristiche e degli effetti propri, dei quali è necessario avere conoscenza per poterne comprendere l’impatto sulla quotidianità in quanto la variazione del valore della moneta e delle merci comporta una serie di inevitabili scenari e meccanismi che colpiscono l’economia di uno Stato e il suo rapporto con gli altri Paesi.
Che cos’è la svalutazione
Prima di arrivare alle diverse tipologie di svalutazione, è necessario comprenderne il suo carattere generale che verrà poi declinato nelle varie specificità. Ecco quindi che nei manuali di economia la svalutazione viene indicata come la perdita di valore che una moneta subisce nei confronti di una o più valute prese a riferimento. Molto importante è inoltre sottolineare che si parla di svalutazione nel momento in cui si è in presenza di un regimi di cambi fissi tra le diverse monete, mentre se il regime di cambi è variabile è più opportuno parlare di deprezzamento della moneta. Come si diceva in apertura, la svalutazione non interessa solo le moneta, ma può estendere il proprio significato anche alle merci che perdono di valore nei confronti della moneta.
Svalutazione e inflazione, le differenze
Un altro errore tipico da evitare quando si parla di svalutazione è quello di non confonderla con l’inflazione. Si tratta di due fenomeni che possono coesistere, ma che su carta indicano due situazioni differenti. Nel caso dell’inflazione, infatti, si assiste a un aumento generalizzato del livello dei prezzi, con la conseguente perdita del potere d’acquisto da parte dei consumatori e delle realtà imprenditoriali. Tutto costa di più, ma alla crescita dei prezzi non corrisponde un aumento dei salari dei lavoratori, con il risultato che con la stessa somma di denaro si potranno acquistare meno prodotti e servizi rispetto ai periodi nei quali non vi era un così alto tasso di inflazione. La svalutazione, invece, si rivolge più all’esterno, al rapporto che la moneta e le merci nazionali hanno con le altre valute, con il meccanismo che è in buona parte regolato dalle Banche centrali.
Cos’è la svalutazione competitiva
Una forma di svalutazione molto particolare è sicuramente quella competitiva, studiata a tavolino per portare dei benefici agli operatori che operano sul mercato internazionale. L'aspetto da tenere in considerazione per comprendere questa forma di svalutazione è il seguente: una moneta forte aumenta il potere d’acquisto di uno Stato nello scenario internazionale del libero scambio e, di conseguenza, agevola e rende più vantaggiose le importazioni di beni e merci dall’estero. Muovendosi in questo modo, tuttavia, uno Stato compromette le proprie esportazioni, in quanto le merci e i beni costeranno troppo per chi vuole comprare dall’estero ed ha una moneta nettamente più debole. Ecco dunque che con la svalutazione competitiva uno Stato può decidere di svalutare la propria moneta con lo scopo di aumentare l’export e riequilibrare la bilancia commerciale. Ci sono tuttavia dei rischi collegati a questo fenomeno, tutti rintracciabili nella perdita del potere d’acquisto dei cittadini di quello Stato. Lo strumento della svalutazione competitiva va utilizzando dunque con grande cura e attenzione, per evitare che a fronte di esportazioni vantaggiose ci sia una completa perdita per i cittadini nel momento in cui si confrontano con il mercato internazionale o, più semplicemente, decidono di compiere un viaggio in un Paese che ha una moneta decisamente più forte della loro nazionale.
Come le banche effettuano la svalutazione competitiva
Ad operare per la svalutazione competitiva sono le banche che, non potendo agire su una vera e propria svalutazione, utilizzano degli strumenti tecnici che hanno lo scopo di appesantire o alleggerire la valuta di un dato Stato. Tale pratica viene svolta principalmente attraverso: - l'immissione di nuova moneta nel sistema economico; - tagli dei tassi d’interesse; - acquisto dei titoli di Stato. In precedenza si è accennato anche ai rischi della svalutazione monetaria, collegati in maggioranza alla cosiddetta guerra valutaria. Nel momento in cui, infatti, uno Stato o una comunità di essi decide di svalutare la propria moneta si espone alla possibile reazione degli altri Paesi. Se, ad esempio, l’Unione europea decidesse di svalutare l’euro in maniera significativa nei confronti del dollaro, potrebbe diventare molto appetibile per i Paesi asiatici fare acquisti in Europa, anziché negli Stati Uniti. Quest’ultimi potrebbero a loro volta rivolgersi al mercato europeo, penalizzando quello interno americano, con la conseguente perdita di valore dell’economia Usa. A questo punto la reazione degli Stati Uniti potrebbe essere quella di deprezzare il dollaro rispetto all’euro, innescando così una vera e propria guerra al ribasso valutario.
Altre tipologie di svalutazione: delle merci e monetaria
Come più volte accennato in precedenza, esistono anche altre tipologie di svalutazione che interessano aspetti diversi. La prima forma di svalutazione di cui ci occupiamo è quella delle merci, che si verifica ogniqualvolta un dato prodotto subisce una perdita di valore rispetto alla moneta. In questo processo tutto è innescato dalle regole del mercato commerciale in cui, secondo la più classica delle regole economiche, tutto è stabilito dal rapporto che sussiste tra l’offerta e la domanda. Se, ad esempio, vi è un aumento considerevole delle unità di un dato prodotto, il suo valore monetario tende a diminuire, in quanto l’offerta cresce rispetto alla domanda e si assiste a una svalutazione monetaria che, in tal senso, può essere intesa come un vero e proprio effetto collaterale di quanto avviene sul mercato. Di contro, una domanda elevata e un’offerta limitata può condurre a una sopravvalutazione delle merci, perché in pochi possono venderle e i consumatori saranno disposti a pagare di più per ottenere un dato bene o servizio. Un’altra tipologia di svalutazione, forse quella più prettamente tecnica, è la monetaria che nasce per decisioni prese dalle Banche centrali. Queste, infatti, decidono che una data moneta possa, in relazione all’andamento economica, perdere di valore nei confronti di un’altra valuta in un regime di cambi. Tale meccanismo, rimasto in vigore tra il 1944 e il 1973, prevedeva che le monete fossero agganciate al dollaro statunitense che, a sua volta, era collegato al valore dell’oro. Se, invece, il regime è variabile, cioè i cambi vengono definiti dalla domanda e dall’offerta, più che di svalutazione si parla di deprezzamento.