L’emendamento del governo, con la nuova stretta al Superbonus, sarà presentato oggi in Commissione Finanze del Senato, con l’obbligo (e non più la facoltà) di spalmare i crediti accumulati su dieci anni e non più su quattro. Ma i riflettori sono tutti puntati sulla possibile retroattività della norma. Una ipotesi che è già stata seccamente bocciata dai costruttori dell’Ance e dall’Abi e che non convince per nulla Confindustria. "Comprendiamo bene le difficoltà del governo per impedire che la coda dei crediti da Superbonus metta a rischio il deficit programmatico di questo 2024, indicato dal Def approvato dal Parlamento. Tuttavia, in nome della certezza del diritto non ne condividiamo l’eventuale irretroattività", spiega il vicepresidente di viale dell’Astronomia, Maurizio Marchesini. "Il governo può disporre lo spalma-crediti per decreto legge a vigenza immediata, ma allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data".
Di tutt’altro avviso, invece, il sottosegretario al Mef, Federico Freni: "La retroattività sarà limitata alle spese sostenute nell’esercizio fiscale vigente alla data di entrata in vigore della norma. E quindi, semplificando, a tutte le spese sostenute nell’esercizio 2024". Quindi, tutti gli impegni assunti entro il 31 dicembre del 2023 saranno fuori dalla tagliola dello spalma crediti. La retroattività, sia pure limitata, resta. Con conseguenze che, sempre dal punto di vista della Confindustria, potrebbero essere molto pesanti: "Migliaia di imprese e cittadini – commenta ancora Marchesini – devono poter vivere in uno Stato in cui la certezza del diritto consenta ragionate scelte d’investimento pluriennali, non modificabili da interventi retroattivi, che mettono in seria difficoltà le famiglie e tutte le filiere dell’immobiliare. Non è più dilazionabile un tavolo di confronto con il governo".
La decisione di spalmare i crediti in dieci anni è comunque strettamente collegata al la necessità di correggere il deficit di almeno 2,4 miliardi di euro fra il 2025 e il 2026 e allineare, così, i conti pubblici alle previsioni contenute nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza. Numeri che erano finiti "fuori controllo proprio a causa dell’incremento, superiore alle attese, degli oneri connessi al superbonus e ad alcune spese in conto capitale".
Nell’emendamento che sarà presentato oggi dovrebbe esserci l’esclusione per i beneficiari del Superbonus di poter optare per la cessione del credito per le rate residue non ancora fruite e una stretta all’uso dei crediti per compensare i debiti previdenziali. E se per il Terzo settore è in arrivo un fondo ad hoc, l’ampliamento del perimetro delle zone colpite da eventi calamitosi "dovrà essere adeguatamente valutata sotto il profilo finanziario".
Infine per il Comuni è previsto il potenziamento dell’attività di vigilanza e controllo sui cantieri del Superbonus, con un incentivo pari al 50% degli incassi.