Roma, 15 dicembre 2023 – “È ancora radioattivo". Non usa mezze parole il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per parlare del Superbonus e chiudere definitivamente la porta a ogni ipotesi di proroga. L’unico spiraglio, ancora aperto, è quello relativo a un mini rinvio per la presentazione dei Sal a fine anno, i documenti necessari per dimostrare di aver completato i lavori e, quindi, conservare lo sconto del 110%. Ma è escluso che l’intervento possa entrare in manovra. Molto probabile che sia inserito nel Milleproroghe. A patto che non ci siano ulteriori oneri per la collettività.
Il conto del maxi incentivo per l’edilizia, fortemente voluto dai Cinquestelle e varato dagli esecutivi guidati da Conte, è salito ancora. A novembre, secondo i dati diffusi da Enea, gli investimenti ammessi a detrazione hanno raggiunto la cifra di 96,76 miliardi di euro, mentre le spese per i lavori conclusi si fermerebbero a quota 81,39 miliardi. Se è vero, come spiegano al Mef, che a fine anno la dote del Superbonus raggiungerà quota 100 miliardi di euro, ci sono circa 20 miliardi di lavori che potrebbero finire nella tagliola delle nuove regole, con un incentivo che scenderà gradualmente al 60% nei prossimi tre anni.
Gli interventi, secondo il report dell’Enea, hanno riguardato 446.878 edifici, tra cui 92mila condomini e 238.972 edifici unifamiliari, 115.745 unità indipendenti e 7 castelli. Ma la polemica, ora, è tutta politica. Con Forza Italia a premere per la proroga e il Mef che invece resiste. "Nel momento di massimo dolore" per l’economia, il Superbonus "poteva avere senso, ma poi andava ridotto. Ora gli abbiamo messo sopra un sacco di sabbia ma continua a emanare radioattività – spiega Giorgetti –. Non ho mai cambiato idea sul Superbonus, l’ho paragonato alla morfina di Stato. Perché quando fai un’operazione hai dolori e ti danno morfina, poi vaneggi, poi succede che l’anestesista giorno per giorno deve ridurre la morfina ma normalmente il paziente ne vuole ancora. E così è andata col Superbonus".
Il problema è l’impatto che il credito di imposta continua ad avere sui conti pubblici. "Nei prossimi 4 anni – prosegue il ministro – le imprese sconteranno i crediti di imposta versando meno tasse. Questo è debito a tutti gli effetti e ho già contestato a Eurostat la decisione di contabilizzarli nel deficit". Infatti, se "venissero infilati nel debito pubblico avremmo già realizzato la riduzione di un punto all’anno del Pil già ora", venendo incontro alle richieste di Bruxelles. Insomma, nessuna retromarcia. Al massimo, una piccola apertura sui Sal, gli Stati di avanzamento lavori. "Ci sono degli aspetti da considerare sull’economia ma anche sui conti pubblici. Stiamo monitorando".
In realtà, sul tappeto, ci sarebbero due ipotesi. La prima, portata avanti da FdI, prevede un semplice rinvio di 10 giorni, dal 31 dicembre al 10 gennaio. Un modo per consentire ai condomini di chiudere il prima possibile i cantieri e conservare lo sconto del 110%. L’altra strada, fortemente caldeggiata da Forza Italia, costerebbe circa 220 milioni all’anno dal 2024 al 2027 e consentirebbe la presentazione dei Sal fino ad aprile. Una proroga concessa, però, solo ai condomini che hanno completato almeno il 60% dei lavori entro il 31 dicembre. Il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli, insiste: "La soluzione va trovata entro la fine dell’anno".