Arriva l’ennesima stretta, la quarta del governo Meloni, sul superbonus e, inevitabilmente, scoppiano le polemiche. Il tutto avviene di buon mattino quando il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si fa vedere alla Commissione Finanze del Senato per dare il suo via libera all’emendamento che spalma su 10 anni, e non più su quattro, i crediti maturati con il maxi incentivio. Stop anche alle deroghe parlamentari, assicura il ministro, che paragona la maxi-detrazione del 110% al Vajont: "La diga l’abbiamo messa ma la valanga era già partita". Un confronto che indigna l’opposizione: "Poteva risparmiarsela" dice il 5s triestino Patuanelli. "Battuta fuori luogo, sarebbe bene chiedere scusa", rincara il Dem Boccia.
Ma non mancano le preoccupazioni anche da parte delle imprese: il provvedimento non sia retroattivo o l’effetto sarà "devastante". La presidente dell’Ance Federica Brancaccio e il vice direttore vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero, spiegano che, in questa fase, occorre "soprattutto dare certezze e non minare la fiducia dei cittadini e delle imprese". Un fatto è certo: con la nuova versione del provvedimento diventerà un obbligo e non più una opzione quella di spalmare i crediti in dieci anni. Inoltre "gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione", avverte il ministro.
Con un macigno di crediti da bonus edilizi da oltre 219 miliardi (di cui 160 per il Superbonus) che pesa sui conti pubblici, non ci sono alternative. Spalmare i crediti su 10 anni consentirà di estendere l’impatto sul debito dal periodo 2024-27 al decennio successivo, ha stimato l’Ufficio parlamentare di bilancio, "con conseguente riduzione dell’effetto annuo aggiuntivo del periodo iniziale" e "un corrispondente aumento dell’effetto annuo nel periodo residuo 2028-2033".
La misura, però, potrebbe creare non pochi problemi alle aziende che già hanno maturato il diritto al credito. Sul piede di guerra anche la Cna che parla di "misure penalizzanti per le imprese del settore". Mentre i partiti di opposizione, annunciano il rischio fallimento per migliaia di imprese. Ma la maggioranza fa quadrato (il governo ha salvato i conti dal disastro, dice il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari) e il ministro non ci sta ad assumersi la responsabilità di una spesa che non accenna a fermarsi. "Grazie agli antichi romani, ci sono i diritti acquisiti, c’è la Costituzione", si smarca e liquida anche la proposta della Banca d’Italia di uno stop anticipato: "sarebbe stata gradita" prima.
La nuova stretta sarà messa nero su bianco nell’emendamento del governo atteso per domani in commissione. Conterrà il nuovo spalma-crediti, ma anche una riscrittura della misura per coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri, con un ritorno per le casse comunali del 50% delle somme eventualmente recuperate.