L'impatto economico complessivo del Superbonus 110% sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto. E' quanto emerge dallo studio di Nomisma, secondo cui l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche inferiori, supererebbe i 7 miliardi di euro.
Superbonus: l'impatto ambientale e professionale
Per quanto riguarda l’impatto positivo generato a livello ambientale, dai risultati emerge una riduzione complessiva delle emissioni di Co2 in atmosfera di 1,42 milioni di tonnellate. In questo, l’investimento per la transizione ecologica applicato attraverso il Superbonus è di 59 euro per tonnellata Co2, contro 52 euro per Trasporti e 95 per Industria.
I vantaggi per le famiglie
Questo si riflette anche sul bilancio delle famiglie, con risparmi pari a circa 29 miliardi di euro. Nello specifico, per chi ha beneficiato della misura il risparmio medio in bolletta, considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia, è infatti risultato pari a 964 euro all’anno. Lo studio evidenzia anche una riduzione del 15,5% per un solo salto di classe energetica, 30,9% per un salto di 2 classi energetiche e del 46,4% per un salto di 3 classi.
L'occupazione
Da non trascurare, infine, l’impatto professionale generato, che ha visto un incremento di 641.000 occupati nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati. In particolare, è emerso che una produzione aggiuntiva di 1 mld di euro in costruzioni produce un incremento di 16.402 unità di lavoro nette di cui 10.602 direttamente nel settore delle costruzioni (pari ad una percentuale del 64%) e 5.800 nei comparti collegati.
Chi ha beneficiato del Superbonus?
Il 25% di coloro che hanno già usufruito della misura presenta un reddito familiare più elevato della media (oltre i 3.000 euro al mese) e nel 23% dei casi è proprietario di una seconda casa. Sono però stati 1,7 milioni gli italiani con reddito medio-basso ad aver beneficiato del provvedimento da quando è stato varato, a conferma del fatto che la misura ha reso possibile l’accesso alla riqualificazione profonda delle proprie unità abitative a una porzione di popolazione meno abbiente. Il profilo dei beneficiari è prevalentemente rappresentato da impiegati (nel 28% dei casi), residenti in comuni con un numero di abitanti compreso tra 40.000 e 100.000 abitanti (15%) e proprietario di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale).
Le famiglie ancora interessate
Sarebbero 10,3 milioni le famiglie ancora interessate a un intervento finalizzato all’efficientamento energetico di un immobile di proprietà. Di queste, 4,6 milioni di famiglie dichiaravano di aver già deciso o di avere intenzione di usufruire del Superbonus. Inoltre, a fronte di 3,5 milioni di famiglie che hanno già iniziato la fase esplorativa per l’avvio del Superbonus, 1,5 milioni di famiglie hanno dichiarato di aver già avviato i lavori o, addirittura, di aver già completato gli interventi. Nel 64% dei casi le famiglie hanno preferito rivolgersi direttamente a una impresa di costruzioni, contro il 9% di grandi player e l’8% di Utilities, portando un beneficio prevalentemente a operatori di dimensione medio-piccola.
Quale prospettiva per l’esigenza di riqualificazione del patrimonio immobiliare?
Preservare l’equilibrio del bilancio dello Stato è certamente una priorità assoluta ma, alla luce delle evidenze prodotte da questi studi, vale la pena trovare una modalità abilitante che consenta di salvare la parte buona di un meccanismo sano seppur non sempre usato in modo corretto. Questo risulta oltremodo importante in un contesto che in Italia vede il 68% degli immobili residenziali con classificazione di efficienza energetica pari a D o persino inferiore, quindi molto bassa. È importante che si agisca anche in funzione degli obiettivi attesi dalla direttiva UE, come quello in merito alle case green, con classe minima D entro il 2033 e quello sugli impegni di neutralità carbonica, con emissioni zero al 2050. “Il superbonus ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica – commenta Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma -. La misura emergenziale andava, tuttavia, corretta per attenuarne l’eccessiva onerosità, oltre agli evidenti tratti di iniquità e alle conseguenze distorsive che ha generato sul costo dei fattori di produzione. La mancata adozione di modifiche sostanziali ha portato alle drastiche conseguenze degli ultimi giorni, con l’adozione di misure di salvaguardia che, se non emendate, rischiano di decretare l’epilogo di iniziative imprescindibili per il rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano. La strategia dei bonus, e con essa la possibilità di cessione dei crediti, non va archiviata ma solo ripensata e per farlo occorrono competenze ed equilibrio. Occorre fare tesoro di un’esperienza straordinaria per definire una politica di rinnovamento che non abbia il fiato corto dell’emergenza”. Concludo l’Ad di Nomisma.