Roma, 16 maggio 2024 – Palazzo Chigi non vuole correre rischi sul Superbonus e, così, ha deciso di ricorrere all’arma della fiducia. Il voto è previsto oggi in Senato. Una scelta che segue le forti tensioni, nella maggioranza, sull’emendamento fortemente voluto dal ministro dell’Economia Giorgetti per fermare l’emorraggia della maxi-detrazione, con un intervento che spalma gli sconti fiscali su 10 anni ed entrerà in vigore, retroattivamente, a partire dal primo gennaio.
Una decisione che non è andata per niente giù al leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che era arrivato perfino a minacciare il voto contrario sul provvedimento, sia pure senza mettere in discussione la stabilità dell’esecutivo. E, in effetti, a salvare l’emendamento in Commissione Finanza è stato il voto di Italia Viva mentre Forza Italia, alla fine, si è astenuta. Fatto sta che Palazzo Chigi, fin dal primo momento, si è schierata dalla parte di Giorgetti mettendo all’angolo il ministro degli Esteri.
La fiducia non fa altro che confermare questa linea anche se, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, precisa che si tratta solo di una scelta effettuata per questioni di tempo: "Il decreto scade il 28 maggio e deve essere poi approvato dalla Camera. Senza voto di fiducia rischieremmo di andare molto lunghi".
Diametralmente diversa la tesi dell’opposizione: "La fiducia è dovuta solo a motivi politici, per nascondere le evidenti divisioni della maggioranza", spiegano i capigruppo del Pd e del M5S, Francesco Boccia e Stefano Patuanelli. "Non posso svendere un principio per un emendamento che neanche conoscevo – insiste il leader di Forza Italia – il principio è la irretroattività, un principio di civiltà giuridica".
Smorza le polemiche Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia che riconosce come ormai comunque si sia in presenza di "un monocameralismo di fatto deprecabile".
Ma la retroattività continua a preoccupare le banche che temono una svalutazione fino al 15% dei crediti di imposta già in portafoglio. In una nota, l’Abi sottolinea alcuni elementi positivi contenuti nell’ultima versione dell’emendamento, ma resta la critica sulla retroattività che inciderebbe anche sui crediti maturati negli anni passati. "In particolare – si legge nella nota – verrebbero escluse le componenti relative ai contributi previdenziali, assistenziali e ai premi per l’assicurazione contro gli infortuni del lavoro e le malattie professionali. Per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti". Nei giorni scorsi era anche emersa l’ipotesi di costituire un veicolo finanziario pubblico-privati per acquistare i crediti dalle banche ad un prezzo concordato liberando, quindi, nuovi spazi per i bonus edilizi.