Venerdì 26 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Economia

Il summit sul clima. La battaglia di Meloni: "No ai cibi sintetici sulle tavole dei poveri"

La premier alla Cop28 di Dubai ribadisce lo stop alla carne coltivata. Ma sui combustibili fossili si lavora al ribasso, il freno di Cina e India

Roma, 1 dicembre 2023 – Alla conferenza sul clima di Dubai ferve il confronto tra chi chiede l’eliminazione prima possibile dei combustibili fossili – causa della grande maggioranza delle emissioni di gas serra – e chi resiste, a partire dai Paesi produttori e dal loro campione, il presidente della Cop 28, il ministro dell’industria e presidente della società petrolifera statale degli Emirati, Sultan Al Jaber, da poco finito in una polemica (che ha provocato le dimissioni dalla presidenza della Cop di Hilda Heine, ex presidente delle isole Marshall) per aver messo in agenda, durante la Cop28, colloqui con 15 Paesi per promuovere l’uso di gas e petrolio. "So che ci sono forti divergenze – ha detto Jaber – ma ho bisogno che lavoriate insieme per soluzioni che possano raggiungere il consenso tra tutte le parti". Il che sarà possibile solo abbassando di molto l’incisività.

Giorgia Meloni alla Cop28 di Dubai
Giorgia Meloni alla Cop28 di Dubai

Tra i leader di chi vuole una vera integrità ambientale c’è da tempo il segretario generale delle Nazioni Unite. "Non possiamo salvare un pianeta in fiamme – ha detto Guterres – con un idrante di combustibili fossili. Dobbiamo accelerare una transizione giusta ed equa verso le energie rinnovabili. La scienza è chiara: il limite di 1,5 gradi è possibile solo se alla fine smetteremo di bruciare tutti i combustibili fossili. Non ridurre. Non diminuire. Eliminare gradualmente con un calendario chiaro".

Visto che sui temi chiave si lavora al ribasso (da ieri circola una prima bozza, delicatissima la polemica sul carbone, che nel testo finale Cina e India vorrebbero “ridurre“ mentre l’Ue e altri chiedono di “eliminare“) molti Paesi colgono l’occasione per introdurre nel dibattito temi nazionali.

È quello che ha fatto ieri, in uno dei panel – in plenaria parlerà oggi – la premier italiana Giorgia Meloni, che, nel giorno in cui a Roma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il ddl Lollobrigida che prevede lo stop a produzione e vendita di carne coltivata, ha annunciato che l’Italia finanzierà con 130 milioni il nuovo fondo “ loss and damages “ per i Paesi più colpiti dalla crisi climatica e riproposto una questione a lei cara, il no ai cibi sintetici. "Siamo impegnati – ha ricordato – nella sicurezza e incolumità alimentari, che significa non solo alimenti per tutti ma assicurare alimenti sani per tutti. Questo significa che non vogliamo considerare la produzione alimentare come sopravvivenza, ma un mezzo per vivere una vita sana e il ruolo della ricerca è essenziale in questo contesto. Tuttavia non per produrre alimenti in laboratorio, magari andare verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali mentre ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere, non è questo il mondo che voglio vedere".

Se questo è il dibattito, ampio, tutte le parti in causa promuovono la propria agenda. Significativa la proposta della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di dare un prezzo al carbonio "che spingerebbe il settore privato verso l’innovazione" e "ha un diretto impatto ambientale nella riduzione delle emissioni". Con lei Guterres e gli ambientalisti. Le aziende petrolifere da parte loro cercano di ridurre il loro impatto (Eni ieri è entrata nel gold standard delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni di metano e si e’ impegnata a ridurre le proprie emissioni scope 1 e 2 a zero entro il 2035 e Carbon Tracker l’ha riconosciuto) ma preservando il business oil and gas . Sono due mondi, che conciliare garantendo l’efficacia ambientale che serve sarà arduo.