Roma, 12 novembre 2024 – Lavoratori italiani sempre più stressati e orientati a guardare altrove per migliorare la loro condizione professionale. Lo stress lavoro correlato (SLC) è una condizione che si verifica quando le richieste sul posto di lavoro superano le capacità o le risorse della persona, oppure se l’ambiente di lavoro è disfunzionale, portando a situazioni di tensione. Una condizione che interessa una percentuale sempre maggiore di lavoratori italiani secondo quanto emerge dalle conclusioni del primo Global Talent Barometer di ManpowerGroup, svolto in 16 Paesi su un campione di oltre 12.000 intervistati. Se infatti, in Italia, il 63% dei lavoratori e delle lavoratrici hanno dichiarato di avere una percezione positiva del proprio posto di lavoro, nonostante ciò, il 53% delle persone afferma di sentirsi stressato dal lavoro, tanto che più di uno su tre (36%) ha in programma di abbandonarlo entro i prossimi sei mesi.
Lo stesso dato del 63% degli intervistati che riguarda i lavoratori che si dichiarano soddisfatti, risulta essere al di sotto del dato medio globale che si attesta al 67%. Questo valore deriva dall’analisi di tre indici: Benessere, Soddisfazione lavorativa e Fiducia. In Italia, in particolare, il 60% dei lavoratori e delle lavoratrici registra un livello di benessere complessivamente positivo nel proprio ambiente di lavoro (rispetto a un Indice Benessere globale del 64%). Inoltre, il 58% si ritiene soddisfatto a livello lavorativo (Indice Soddisfazione lavorativa globale 63%) e il 70% ha fiducia nelle proprie competenze e nel proprio posto di lavoro (Indice Fiducia globale 74%).
La generazione Z la più stressata
L’analisi registra, inoltre, varie differenze anche tra le diverse generazioni. In particolare, la generazione Z si dichiara la più stressata (57%) e di gran lunga la più incline a cambiare impiego per propria scelta nei prossimi mesi (49%). Sono anche coloro che hanno più difficoltà a trovare significato e scopo nel proprio lavoro (63%). La generazione dei Millennial invece (28-43 anni) è quella che intravede più possibilità di carriera (60%).
Beni di consumo e servizi, i settori con il più alto tasso di stress
Mentre per ciò che riguarda i singoli settori, la percentuale di persone stressate più alta si registra nei beni di consumo e servizi (61%) e nella sanità e life sciences (59%), mentre la più bassa è nei trasporti, logistica e automotive con il 38%.
I lavoratori e le lavoratrici di quest’ultimo settore sono anche i meno intenzionati a cambiare lavoro a breve (15%), mentre nei beni di consumo e servizi intende farlo uno su due (50%). "Il rapporto tra persone e aziende si sta evolvendo rapidamente. Per trattenere le migliori collaboratrici e collaboratori, in una situazione di crescente talent shortage e mismatch di competenze, il solo stipendio non è più sufficiente.
Le persone si aspettano che il lavoro offra loro qualcosa di più: maggiore equilibrio, più opportunità, più empatia", ha dichiarato Anna Gionfriddo, Amministratrice Delegata di ManpowerGroup Italia. "Sebbene il 75% delle persone in Italia trovi uno scopo nel proprio lavoro, i dati del nostro Global Talent Barometer dimostrano che questo da solo non è sufficiente a trattenere i talenti. Le persone sono alla ricerca di ambienti di lavoro che offrano servizi su più fronti, dal supporto per la salute mentale e l'equilibrio tra vita privata e lavoro allo sviluppo della carriera e alla formazione delle competenze. Le organizzazioni che riescono a creare questi ambienti a misura d'uomo non solo tratterranno i migliori talenti, ma guideranno anche l'innovazione nel dinamico mercato odierno".
Le differenze in ambito regionale, tra generazioni e di settore
A livello territoriale, la percentuale di persone che dichiarano di temere di dover lasciare il posto di lavoro è più alto nel Sud e Isole (30%) e nel Centro (29%) rispetto a Nordovest (24%) e Nordest (22%). Al contrario, dalle rilevazioni risulta che in Centro Italia ci sia un’alta percezione di poter migliorare le proprie competenze (77%) e la propria carriera (61%), mentre la percezione di miglioramento più bassa si registra nel Nordest sia per le competenze (63%) sia per la carriera (46%).
Benessere: quanto incidono elevati livelli di stress
Per quanto riguarda l’indice relativo al benessere, dall'analisi emerge che in Italia la maggioranza delle persone (75%) ritiene che il proprio lavoro abbia significato e uno scopo, si sente allineata (68%) coi valori e la visione della propria azienda e ritiene di essere supportata (61%) per quanto riguarda l’equilibrio vita-lavoro. Tuttavia, ben il 53% degli intervistati afferma di sentirsi stressato sul lavoro su base quotidiana.
Soddisfazione lavorativa: l’incertezza spinge alla ricerca di nuove opportunità
Dalla ricerca emerge inoltre che il 57% degli italiani e delle italiane confida che i propri interessi nello sviluppo della carriera siano tutelati dai manager aziendali. Un valore relativamente basso, che spinge le persone a guardarsi intorno alle ricerca di nuove opportunità: più di un lavoratore e lavoratrice su tre (36%) intende cambiare impiego nel prossimo semestre e il 48% è convinto di poter trovare un lavoro in linea con le proprie esigenze nell’arco di sei mesi. Inoltre, circa un italiano su quattro (27%) non si sente sicuro del proprio posto di lavoro e teme che entro sei mesi sarà costretto a lasciarlo.
Indice Fiducia: divario tra capacità professionali e opportunità di carriera
Per quanto riguarda la fiducia in se stessi e nel proprio lavoro, l’Italia, secondo lo studio, fa registrare valori molto elevati per ogni componente dell’indice: l’85% degli intervistati ritiene di avere le capacità e l’esperienza richieste dalla posizione e il 74% di avere le tecnologie e gli strumenti necessari. Tuttavia, quando si tratta di sviluppo di carriera si rileva una differenza tra potenzialità e opportunità: il 68% dei talenti sostiene di avere in azienda l’opportunità di migliorare le proprie skills per avanzare la posizione lavorativa, ma soltanto il 53% ritiene di avere effettivamente la possibilità di ottenere una promozione.