Roma, 23 marzo 2023 - E-fuel sì, biocarburanti no. L’Ue va verso l’accoglimento della richiesta della Germania, ma alza le barricate contro quella dell’Italia e alcuni paesi dell’Est Europa (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Bulgaria) di garantire la neutralità tecnologica nel consentire l’immatricolazione di auto endotermiche che usino carburanti a basso impatto dopo il 2035. La promessa fatta al cancelliere Scholz è di arrivare nei prossimi mesi «a un regolamento ad hoc per garantire che dopo il 2035 i veicoli a e-fuels possano continuare ad essere immatricolati». Al presidente francese Emmanuel Macron non è andata giù la strenua resistenza tedesca e italiana per riaprire un accordo già chiuso con tanto di sigillo del Parlamento europeo e quindi la massima concessione possibile pare essere quella per gli e-fuel.
La premier Giorgia Meloni è molto irritata e fonti di palazzo Chigi hanno fatto sapere che la proposta della Commissione viene considerata "svantaggiosa" e che la Presidente del Consiglio "ne parlerà con la presidente Von der Leyen". I primi ministri di Cechia e Slovacchia, Fiala ed Heger, hanno invece annunciato che parleranno con il cancelliere Scholz, sinora contrario al testo Ue, ma che ottenuto il sì agli e-fuel potrebbe abbandonare al loro destino i Paesi che ancora si oppongono al regolamento.
In mattinata Meloni aveva espresso l’auspicio che la Commissione accogliesse sia le richieste tedesche che quelle italiane. "Sull’incontro a due tra il cancelliere Scholz e il presidente Von del Leyen – ha detto il premier al suo arrivo a Bruxelles al vertice europeo – non ho nulla di dire, sono normali, accadono continuamente e ne facciano anche noi. Per quanto riguarda la materia, siamo in prima linea. La tesi che continuiamo a sostenere e che ribadiremo è che, fermo restando gli obiettivi della transizione che condividiamo, non riteniamo che l’Ue debba occuparsi di stabilire anche quali siano le tecnologie con le quali arrivare a quegli obiettivi. Mi pare una tesi di buon senso che confidiamo possa passare anche per quello che riguarda i biocarburanti".
Ma per ora la fumata è nera. Il vicepresidente esecutivo della Commissione per il Green Deal, il socialista Frans Timmermans, ha confermato ieri a Bruxelles che la sua discussione in corso con il governo tedesco riguardo al regolamento sui veicoli nuovi che dal 2035 dovranno essere a zero emissioni di CO2 riguarda solo un punto: la possibilità di mantenere in produzione i motori a combustione interna oltre quella scadenza, ma unicamente per il loro uso con carburanti sintetici «neutri», ovvero a zero emissioni nette, come i carburanti sintetici (E-fuels) derivati dall’idrogeno, e non anche per i biocarburanti (come vorrebbe l’Italia). Questa possibilità è contemplata nel considerando 11 del testo del regolamento concordato alla fine dell’anno scorso tra il Consiglio UE e il Parlamento europeo (che poi l’ha approvato il 14 febbraio scorso).
"Previa consultazione dei portatori di interessi, la Commissione – si legge nel testo – presenterà una proposta relativa all’immatricolazione posteriore al 2035 di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2". "Stiamo discutendo all’interno del quadro dell’accordo – ha sottolineato Timmermans – non stiamo allargando questo quadro. L’accordo ha un considerando sui carburanti sintetici. Tutto quello che stiamo facendo è essere più espliciti riguardo al significato del considerando sui carburanti sintetici», ha detto Timmermans «Qualsiasi altra cosa – ha avvertito – riaprirebbe l’accordo. E non è quello che stiamo facendo. Stiamo parlando entro il quadro dell’accordo che aveva la maggioranza del Parlamento europeo e la maggioranza del Consiglio Ue". D’accordo con lui la presidente del Parlamento europeo, la popolare maltese Roberta Metsola che ha inviato una lettera al Consiglio in cui si afferma che la legislazione sull’eliminazione graduale delle vendite di veicoli inquinanti nel 2035 «deve rimanere nel testo approvato» e ieri ha dichiarato che i Paesi non dovrebbero cercare di modificare un accordo altrimenti già concluso: «Non possiamo tornare indietro sugli accordi perché in ultima analisi si tratta di fiducia tra i colegislatori e di credibilità del processo legislativo".