Domenica 22 Dicembre 2024
VITTORIO BELLAGAMBA
Economia

Lavoro, quasi la metà degli italiani è insoddisfatto della propria retribuzione

Secondo una ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, la modalità di lavoro preferita è quella ibrida ovvero ufficio più remoto

Lavoro: la formula ibrida tra presenza e smart è la preferita

BOLOGNA, 3 Maggio 2023 – Il rapporto degli italiani con il lavoro è stato analizzato da Changes Unipol che ha realizzato una nuova ricerca elaborata da Ipsos, mettendo in luce gli aspetti quali il livello di soddisfazione per la propria occupazione e retribuzione, la propensione al cambiamento, i fattori per la scelta di un nuovo lavoro e le aspirazioni in termini di work-life balance.

Quasi la metà degli italiani è insoddisfatta della retribuzione

Il primo dato significativo che emerge dall’indagine è quello relativo alla diffusa insoddisfazione dei lavoratori per la propria retribuzione: quasi la metà degli italiani ritiene il livello del proprio stipendio poco o per nulla soddisfacente (44%) mentre l’altra parte si dichiara abbastanza o molto appagata (56%).

L'insoddisfazione non fa differenza di genere. Infatti, l’insoddisfazione per la retribuzione riguarda il 44% degli uomini e il 44% delle donne. Più marcate le differenze nell'analisi delle generazioni. Soltanto il 49% dei giovani della Generazione Z (16-26 anni), all’inizio del proprio percorso professionale, si dichiara soddisfatto della propria retribuzione, a fronte di una quota del 57% dei Millennials (27-40 anni), del 58% della Generazione X (41-56 anni) e del 56% dei Baby Boomers (57-74 anni).  

La situazione sui territori

L'analisi per zone geografiche mette in evidenzia, in positivo, la quota di soddisfazione per la retribuzione da parte dei lavoratori delle città del Sud e Isole (62%), probabilmente a causa di un costo della vita più contenuto rispetto ad altri territori. Sia nel Nord che nel Centro Italia, i soddisfatti scendono infatti al 53% (con la quota più bassa di “molto” soddisfatti nel Centro Italia: soltanto il 3%).

I criteri di scelta nella valutazione di un’offerta di lavoro

È la retribuzione il criterio di scelta più rilevante per valutare un’offerta di lavoro: viene infatti indicato dal 50% di coloro che lavorano, staccando nettamente la vicinanza a casa (33%), la stabilità/solidità dell’azienda (30%), e l’allineamento del ruolo offerto con le proprie aspirazioni (29%). Altrettanto importanti, ma non prioritari, la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata (indicato dal 27%, dato che sale però al 32% tra coloro che stanno cercando lavoro) e l’offerta in termini di smart working (18% tra chi lavora e 20% tra chi sta cercando lavoro).

Le donne sono più sensibili, nella ricerca di un nuovo lavoro, ai temi del work-life balance (29% vs il 26% degli uomini, che sono invece più interessati a temi strettamente lavorativi come solidità dell’azienda, motivazione e incentivazione del merito). Tra le generazioni, sono invece i Millennials a dare maggiore peso all’offerta dell’azienda in termini di work-life balance.

Perché si decide di cambiare lavoro

Il 49% dei lavoratori è aperto alla possibilità di cambiare lavoro (in particolare il 14% sta cercando attivamente e il 35% si sta guardando intorno), percentuale che sale al 76% tra coloro che sono attualmente insoddisfatti e che, nel 26% dei casi, sta cercando attivamente un nuovo lavoro. Sono i Millennials i più attivi sul mercato del lavoro, nel 63% dei casi si stanno almeno guardando intorno, mentre quasi fermi appaiono i Boomers, che solo nel 14% dei casi stanno prendendo in considerazione un cambiamento.

La propensione a a lavorare all'estero

Soltanto uno su tre (il 33%) tra coloro che lavorano sarebbe disponibile a trasferirsi all’estero per accettare una proposta di lavoro, quota che sale al 41% tra coloro che stanno cercando attivamente un’occupazione (e che però soltanto nell’11% dei casi si dicono “certi” con convinzione di voler espatriare). I più giovani dimostrano di avere una maggiore propensione a trasferirsi fuori dall’Italia per lavoro: quasi uno su due (46%) tra la Generazione Z si dice disponibile, a fronte di un 18% tra i più anziani Boomers, che invece nel 55% dei casi esclude categoricamente l’opzione estero. Rispetto al genere, i più propensi sono gli uomini rispetto alle donne (35% vs 26%).

I motivi per cambiare lavoro

I motivi di abbandono dell’attuale posto di lavoro sono nel 36% dei casi l’arrivo di un’offerta di lavoro migliorativa o comunque molto allettante, seguito da una retribuzione non adeguata (31%), ritmi di lavoro troppo pesanti (19%), clima aziendale non soddisfacente o cattivi rapporti interni (17%) e l’esigenza di meglio conciliare lavoro e vita privata (17%). Soltanto il 15% cambierebbe a causa di scarse possibilità di carriera e solo il 14% perché ha una forma contrattuale non soddisfacente.

Tra i desiderata legati all’occupazione, la modalità di lavoro preferita è di gran lunga quella ibrida (ufficio + lavoro da remoto), indicata nel 52% dei casi, a fronte di un 33% di lavoratori che vuole invece lavorare al 100% in presenza (dato che sale al 40% per la Generazione X dei 40-50enni). Soltanto il 15% vorrebbe invece idealmente un lavoro al 100% da remoto, percentuale che scende addirittura al 12% tra quanti hanno figli in età scolare o prescolare. Non mancano coloro che sono soddisfatti del lavoro che svolgono In Italia il 61% è molto o abbastanza soddisfatto in termini generali della propria occupazione, mentre il 35% esprime insoddisfazione.

Gli uomini sono più soddisfatti delle donne (65% vs 56%), così come il 73% di chi ha un contratto a tempo indeterminato è soddisfatto, mentre è meno soddisfatto chi lavora in part-time (46%). L’idea della settimana lavorativa corta, a parità di ore complessive e stipendio, infine, è ovviamente molto appealing, visto che quasi 1 lavoratore su 2 (il 46%) si dichiara “molto” interessato, soprattutto tra le donne (49%) e i Millennials (50%), percentuale che cresce all’87% se si considerano anche gli “abbastanza” interessati.