Roma, 02 ottobre 2023 – Fino a due anni fa gli stipendi dei sindaci italiani erano ai livelli fissati nel 2000. Ed erano stati ulteriormente ridotti del 10% nel 2006. Con la legge di bilancio 2022 il governo Draghi ha incrementato l’indennità di funzione. Parametrandola in due fasi distinte a quella dei presidenti di regione e mettendola in relazione con la popolazione amministrata. Il risultato è che a gennaio 2024 gli aumenti andranno a pieno regime. E così lo stipendio dei sindaci di Roma e delle altre città metropolitane salirà da 7mila a 13.800 euro lordi. Cifra importante, se si pensa che la retribuzione del presidente della Repubblica, spalmata su 13 mensilità, arriva a 18.400. In alcuni casi, come Rieti, l’indennità arriva a crescere del 159% rispetto al 2021.
L’ha deciso il comma 583 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, numero 234: "A decorrere dall’anno 2024, l’indennità di funzione dei sindaci metropolitani e dei sindaci dei comuni ubicati nelle regioni a statuto ordinario è parametrata al trattamento economico complessivo dei presidenti delle regioni". La legge dice che l’adeguamento viene corrisposto "per il 45% nell’anno 2022 e per il 68% nell’anno 2023". E aumenta anche le indennità a vicesindaci, assessori e presidenti dei consigli comunali. Costo totale per il bilancio dello Stato: 100 milioni nel 2022, 150 nel 2023 e 220 nel 2024.
Ma non è vero che tutti gli emolumenti dei primi cittadini raddoppiano. L’aumento – che si completerà quindi soltanto l’anno prossimo – è sì pari a quasi il 100% per i sindaci metropolitani, ma da lì in giù va a scalare in base alla popolazione: e così lo stipendio incrementa dell’80% – in due anni – per i comuni capoluogo di regione e di provincia con popolazione superiore ai 100.000 abitanti e arriva a 11.040 euro.
Per quelli capoluogo di provincia da 50.000 a 100.000 abitanti cresce così del 42% in un anno, toccando 9.660 euro, mentre il sindaco di una città con 250.000 abitanti avrà un aumento di mille euro al mese, arrivando a 6.210. Nei comuni da 30.000 a 50.000 abitanti passa da 3.886 a 4.830 euro, per quelli da 10.000 a 30.000 va da 3.396 a 4.140 euro. Fino a salire solo del 16% per i sindaci di comuni fino a 3.000 abitanti: 2.208 euro lordi al mese.
All’epoca si spiegò che gli aumenti servivano anche a combattere la "crisi delle vocazioni", visto che in molte realtà difficili e in alcuni contesti criminali era complicato trovare anche solo un candidato. L’aumento ha avuto come effetto anche la rideterminazione del compenso massimo mensile percepibile dai consiglieri comunali, che è pari almeno ad un quarto dell’indennità del sindaco in base al Tuel, a patto che partecipino almeno al 60% delle sedute.
A Palermo, per effetto dell’adeguamento dovuto al sindaco Roberto Lagalla (che guadagna già dal 1° settembre, con tre mesi di anticipo, 13.800 euro in quanto primo cittadino di un capoluogo di regione), il vicesindaco percepisce il 75% dell’indennità del sindaco, 10.350 euro (ma Carolina Varchi ci ha rinunciato visto che è deputata). Gli assessori guadagnano 8.970 euro (il 65%), mentre il gettone di presenza dei consiglieri comunali è raddoppiato, passando da 1.200 a 2.400 euro.
A Roma in aprile l’Assemblea Capitolina ha approvato una delibera che dice addio ai cari vecchi gettoni di presenza, per lasciare il posto al regime dell’indennità. Che sarà pari al 45% dell’indennità del sindaco. I consiglieri capitolini potranno arrivare a percepire quasi 5.200 euro lordi. A patto però che si presentino ad almeno 20 sedute del consiglio.