Giovedì 7 Novembre 2024
Fabio Lombardi
Fabio Lombardi
Economia

Stellantis, l’annuncio choc della Fim-Cisl: “25.000 posti a rischio”

Secondo il segretario generale Ferdinando Uliano la fine degli ammortizzatori sociali porterebbe a licenziamenti di massa nelle fabbriche e nell’indotto

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La Fim-Cisl teme ci possano essere 25.000 licenziamenti nelle fabbriche di Stellantis e nell'indotto nel 2025

Roma, 8 agosto 2024 – Fino a 25.000 posti a rischio nelle fabbriche di Stellantis e nell’indotto. A lanciare l’allarme è la Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl. Non c'è pace per il gruppo che produce la auto della Fiat. Dopo le polemiche con il governo sul futuro della produzione di automobili in Italia, con la poi nemmeno così velata accusa di voler lentamente dismettere gli stabilimenti nel nostro Paese, nei giorni scorsi si è aperta la questione auto green cinesi costruite in Italia. Il governo sta infatti lavorando per portare in Italia una fabbrica della Donfeng Motors: un hub in grado di produrre 100mila auto all’anno per il mercato europeo. Un progetto (quello di portare in Italia produttori cinesi) inviso a Carlos Tavares, ceo di Stellantis

Il rischio licenziamenti di massa

“Nel corso del 2025 sia l'indotto, sia Stellantis esauriranno gli ammortizzatori sociali. Se non si interverrà per tempo ci saranno licenziamenti di massa”. A lanciare l'allarme è il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, che stima, se le cose non cambieranno, “almeno 12.000 posti a rischio negli stabilimenti di Stellantis e altrettanti, se non di più, nelle fabbriche della componentistica”. Il limite di utilizzo della cassa integrazione è di tre anni, in molti casi sono state utilizzate anche le deroghe.

Il piano industriale

"Stellantis ha condiviso con i sindacati il piano dell'azienda per l'Italia che assegna una missione a ogni stabilimento fino alla fine del decennio”. Lo ha detto Giuseppe Manca, responsabile delle risorse umane e relazioni industriali di Stellantis Italia, intervenendo oggi al programma televisivo Omnibus su La7. Secondo Manca, “il tavolo automotive che si è svolto ieri ha riflesso un anno di intensa dialettica dell'azienda con il governo, di cui già da oggi è importante provare a fare una sintesi nell'interesse del Paese e in considerazione della dimensione industriale di Stellantis in Italia”.

Manca ha citato tra gli interventi per l'Italia "la motorizzazione ibrida della Jeep Compass a Melfi, lo sviluppo di una Fiat 500 elettrica più competitiva e di una versione ibrida a Mirafori – dove sono stati avviati anche l'hub di economia circolare, il plant per le trasmissione elettrificate e il Battery Technology Center – l'estensione della produzione della Fiat Panda a Pomigliano fino al 2029 e la localizzazione in Italia di due delle quattro piattaforme multi-energy, native elettriche, Stl Medium e Stl Large”. “ Stellantis – ha ricordato Manca – sta lavorando intensamente con i suoi partner sindacali e con i suoi dipendenti per affrontare la crescente concorrenza, nel contesto di un mercato europeo che è molto al di sotto del periodo pre-Covid, oltre all'impatto della elettrificazione”.

Le auto cinesi

Tutto questo nel quadro di una situazione che ha visto può volte il Governo richiamare Stellantis al suo ruolo di produttore di auto in Italia e che, negli ultimi giorni, ha visto farsi sempre più concreta l’ipotesi di una realizzazione di una fabbrica di auto cinesi elettriche in Italia.

La questione Comau

Non bastasse a fine luglio Stellantis ha annunciato la vendita di Comau, azienda italiana specializzata globale di tecnologia specializzata nell’automazione industriale e nella robotica avanzata di proprietà della casa automobilistica, al fondo One Equity Partners. Una vicenda sulla quale ancora una volta è intervento il Governo che ha avanzato l’ipotesi di esercitare la golden share: la norma che permette di impedire il controllo straniero di aziende considerate strategiche per l’Italia.