Venerdì 27 Dicembre 2024
MONICA PIERACCINI
MONICA PIERACCINI
Economia

Stellantis, c'è l'accordo sul contratto: in due anni 4.300 euro in più a dipendente

Gli stipendi per i 70 mila addetti aumentano di 207 euro medi al mese. Nell'intesa non c'è la firma della Fiom

Una 500 all'uscita del palazzo Fiat Mirafiori che ospita la sede italiana di Stellantis

Stipendi più alti per i 70 mila addetti di Stellantis, CnhI, Iveco e Ferrari grazie all'accordo con i sindacati per il rinnovo del contratto collettivo specifico di lavoro scaduto a dicembre 2022. I lavoratori dei quattro gruppi avranno un incremento dei salari di oltre l'11%, pari a una media di 207 euro nel biennio. L'intesa, che ha durata quadriennale per la parte normativa e biennale per quella economica, è stata siglata oggi, 8 marzo, all'Unione industriali di Torino tra le quattro aziende e Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Acqfr. Interessa che riguarda 47 mila addetti di Stellantis, 12.800 di Iveco, 4.800 di Ferrari e 4.300 di CnhI.

Gli aumenti salariali

Sul fronte economico, dal corrente mese di marzo 2023, l'aumento sui minimi sarà del 6,5% pari a un incremento medio di 119 euro e per il secondo anno, a partire dal gennaio 2024, sarà del 4,5% pari a 87,8 euro. Complessivamente nel biennio i minimi saranno, dunque, aumentati dell'11,3% per un totale di oltre 207 euro mensili. Verrà, inoltre, erogata una tantum di 400 euro, in due tranche di pari valore, che verrà corrisposta ad aprile e luglio 2023. A partire dal prossimo maggio, poi, i lavoratori avranno a disposizione 200 euro netti di flexible benefit per il 2023 spendibili nella piattaforma welfare CnhI, Iveco, Stellantis e in buoni carburanti per Ferrari. Il montante salariale generato dei minimi, dall'una tantum e dai flexible benefit che i lavoratori incasseranno nel biennio sarà pari a oltre 4.300 euro medi.

Le novità normative

L'accordo prevede anche la valorizzazione del sistema di partecipazione nelle relazioni industriali e sindacali e interventi significativi sulla parte normativa. Sarà ad esempio costituito un osservatorio nazionale delle politiche industriali e organizzative per monitorare la trasformazione aziendale dovuta alla transizione ecologica, perfezionato il sistema di partecipazione basato sulle commissioni e migliorate le norme contrattuali sul lavoro agile con l'introduzione di un rimborso forfettario per l'acquisto da parte dei dipendenti di attrezzature necessarie al suo svolgimento da remoto in linea con il modello di organizzazione del lavoro degli uffici, cioè il Nea, New Era of Agility, applicato in tutto il gruppo nel mondo. Regolata anche la questione dei recuperi produttivi effettuati il sabato. Per Stellantis l'accordo con le oganizzazioni sindacali firmatarie è un ulteriore tassello per rafforzare, anche attraverso la partecipazione di tutti i propri dipendenti italiani, l'impegno a diventare un'azienda tecnologica di mobilità sostenibile raggiungendo le zero emissioni nette da carbonio entro il 2038 e a supporto del piano strategico Dare Forward 2030.

Il parere di Stellantis

"Entrambe le parti - ha sottolineato Giuseppe Manca, responsabile risorse umane per Stellantis Italia - hanno dimostrato un uguale impegno per raggiungere l'intesa nello spirito delle relazioni sindacali basate sulla partecipazione che hanno già contraddistinto i tre precedenti quadrienni di applicazione del Ccsl. Con il contesto nazionale e internazionale che stiamo vivendo, ricco di difficoltà e di sfide, abbiamo trovato insieme le soluzioni che potranno proteggere in modo adeguato gli interessi dei lavoratori e dell'azienda sul fronte della competitività delle realtà italiane». «L'intesa – ha aggiunto Andrea Girotti, responsabile relazioni industriali di Ferrari - conferma le buone relazioni in atto fra le parti firmatarie nello spirito della partecipazione che ha contraddistinto i tre precedenti quadrienni di applicazione del Ccsl, che hanno accompagnato e supportato l'azienda nel suo importante percorso di crescita».

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I sindacati firmatari: "Risultato storico"

Plaude all'intesa il leader della Cisl Luigi Sbarra, che su Twitter commenta: "Molto positiva per il Paese la firma del nuovo Ccsl Stellantis, Iveco, CnhI, Ferrari. Preservato il potere d'acquisto e introdotte importanti tutele per i lavoratori. Ora il governo accompagni il passaggio all'elettrico con i necessari investimenti a difesa dell' occupazione». Soddisfatti anche i sindacati di categoria, che considerano l'intesa «un esempio per gli altri rinnovi contrattuali, a partire da quello dei metalmeccanici privati". Per il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, si tratta del "più importante risultato nella contrattazione in tempi di inflazione che sta facendo il sindacato in Italia". "Questo contratto – sottolinea il segretario generale della Uilm di Torino, Luigi Paone - ha una caratteristica principale: l'aumento economico medio di 210 euro in paga base, i 600 euro 'una tantum', oltre all'incremento del 30 per cento sui premi di risultato che abbiamo ottenuto, dimostrano che abbiamo convinto le aziende dell'importanza di investire sulle lavoratrici e sui lavoratori italiani. Si tratta di un fatto meritevole e non scontato, considerato il periodo delicato che sta attraversando il settore automotive in Europa".

La Fiom non ha siglato l'accordo

"È una ferita aperta quella di Stellantis, Cnhl, Iveco e Ferrari nel nostro Paese perché siamo ad un momento cruciale di cambiamento del settore e invece di unire le lavoratrici e i lavoratori si continua a percorrere la strada della divisione». Lo afferma Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, sigla che non ha firmato l'accordo perché il confronto "si è tenuto su due tavoli per volontà delle aziende, ed interrotto dalle stesse perché l'obiettivo non era quello di individuare un nuovo sistema condiviso di relazioni sindacali". Marinelli sottolinea che "anche questa volta i lavoratori non saranno chiamati a decidere con un referendum sul proprio contratto" e mentre "Stellantis concede dividendi straordinari agli azionisti, i lavoratori continuano a subire ammortizzatori sociali e il peggioramento delle condizioni di lavoro". "L'assenza di prospettive per la maggior parte degli stabilimenti e la diminuzione dell'occupazione attraverso le uscite incentivate contribuisco ad alimentare un clima di forte incertezza sul futuro. Questo - prosegue - è il prezzo della mancanza dei necessari investimenti e dei ritardi accumulati sull'innovazione e sulla realizzazione di nuovi modelli a cui si aggiungono la crisi del mercato e le politiche industriali assenti dei Governi".