Domenica 11 Agosto 2024
ANTONIO PETRUCCI
Economia

Spotify rende 10.000 euro all’anno a 1.200 artisti italiani. Sul podio Lazza e Mr. Rain

Le cifre accumulate dagli artisti grazie alle royalty derivanti dagli streaming

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Lazza

Lo streaming domina il mercato col 65% Una volta erano le copie vendute di un album, a decretare successo e ricchezza per gli artisti. Ma da alcuni anni non è più così. Eppure, mai come in questo periodo, i cantanti riescono a portare a casa cifre importanti, grazie alle royalty derivanti dagli streaming. A certificarlo sono i dati rilasciati da Spotify, che nella prima edizione del report Loud & Clear ha riportato, per il periodo 2017-2023, una redistribuzione di 126 milioni di euro di royalty, in aumento del 400% rispetto al precedente periodo di riferimento. Oltre la metà degli incassi arrivano da ascolti dall'estero. Gli artisti più amati sono Bocelli, Baby Gang e i Maneskin. Secondo i dati Fimi, lo streaming ormai la fa da padrona, col 65% del mercato complessivo, in un contesto lusinghiero, che ha visto infatti una crescita del settore discografico del 18.8% rispetto all'anno precedente. L'Italia è attualmente il terzo Paese dell'Unione Europea per volume d'affari. Quanti sono gli artisti remunerati? Stando al report di Spotify, sono più di 1.200 gli artisti italiani che hanno portato a casa almeno 10mila euro annui di royalty, solo da questa piattaforma. Poi vi sono le altre, i concerti, e i diritti d'autore derivanti dall'uso dei brani in spot, film o altri canali di diffusione. Insomma un mercato che riconosce cifre basse, a volte pochi centesimi, ma moltiplicate per platee di milioni di persone, in un contesto molto diverso dal passato, ed in continua evoluzione. L'ultima prevede che se non si raggiungono almeno mille streaming non si ha diritto ad alcuna royalty. Questa scelta punta a ridurre la frammentazione della ripartizione dei diritti, che sotto certe soglie non sarebbe comunque molto rilevante. Inoltre, per considerare valido uno streaming, gli ascoltatori devono riprodurlo per almeno 30 secondi, il che esclude dai conteggi gli ascolti involontari o non graditi. Un po' di numeri Ma quali sono le cifre che davvero vengono riconosciute agli autori delle canzoni che ascoltiamo? La piattaforma Apple Music riconosce 0.009 euro per ogni streaming, dunque con 112 ascolti, l'artista incassa 1 euro. Meno generosa Youtube Music, che paga 0.007 euro ad ascolto, per cui l'euro lo si raggiunge a 139 streaming. Ancora più bassa la cifra elargita da Amazon Music, dove per ottenere 1 euro, al musicista occorrono 278 streaming. Per Spotify la soglia sale a 334 ascolti, mentre Youtube chiede ben 667 visualizzazioni di video per riconoscere royalty per le musiche presenti. Ovviamente, dal compenso l'artista dovrà poi togliere la quota che resta alle piattaforme, in alcuni casi anche il 30%, e dal restante dovrà togliere le tasse prima di condividere gli incassi con produttori, musicisti, co-autori e altri addetti ai lavori. Insomma, non si tratta di cifre da poco, ma per portarle a casa vi sono vari passaggi, costi e algoritmi da soddisfare. Sono infatti loro a decidere quale brano spingere e quanto, per andare incontro ai gusti dei fruitori, che in gran parte sono abbonati e non ascoltatori occasionali. I paperoni del 2023 Chi sono stati i paperoni del 2023? Ormai si parla di singoli, non di album, e i principali artisti hanno avuto visibilità grazie a Sanremo. Infatti al primo posto troviamo il brano “Cenere” di Lazza, che ha incassato 300mila euro, poi il brano “Due vite” di Mengoni, che ha portato a casa 217mila euro, mentre “Supereroi” di Mr. Rain 190mila euro. Numeri nemmeno così incredibili, se si considera che nel mondo ogni anno vengono effettuati oltre 4mila miliardi di streaming, e che per il 2024 questo numero è destinato ad essere superato.