Giovedì 7 Novembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

La spesa degli italiani: più gratta e vinci che cibo, più integratori che frutta

Gli italiani spendono più nel gioco d’azzardo che per la spesa alimentare effettuata attraverso i canali della grande distribuzione

Roma, 29 gennaio 2024 – Gli italiani spendono più nel gioco d’azzardo che in confezioni di cibo e si mangia sempre meno frutta mentre ci si concentra di più su integratori e caramelle.

Gli italiani spendono di più in gratta e vinci che in acquisto di cibo nella grande distribuzione
Gli italiani spendono di più in gratta e vinci che in acquisto di cibo nella grande distribuzione

L’indagine

Il dato emerge da un'analisi sugli acquisti alimentari e sui prezzi NielsenIQ-Ismea presentata alla ventunesima edizione del Forum Impresa Persona Agroalimentare di Milano Marittima (Ravenna) alla presenza di oltre 450 imprenditori e manager di una delle più importanti filiere produttive italiane, per ragionare di come gestire le sfide con approcci innovativi.

Gioco d’azzardo batte cibo

Ne è emerso che in Italia il giro d'affari annuo del largo consumo confezionato, che comprende i prodotti alimentari e quelli non alimentari confezionati venduti attraverso i canali della Gdo, “è di 134 miliardi di euro, mentre per il gioco d'azzardo si parla di 136 miliardi – commenta Matteo Bonù, global client business partner di NielsenIQ – ma veniamo da una narrazione che ha messo la spesa alimentare sotto i riflettori, anche se la sua componente è assolutamente minoritaria nel panorama degli aumenti generali".

Gli aumenti

"Pensiamo – aggiunge Bonù – a un mutuo a tasso variabile di 100.000 euro per 15 anni: con il rialzo dei tassi chi lo ha contratto si è trovato a spendere 141 euro al mese in più, quasi 1.700 euro all'anno. Prendiamo invece la pasta di semola: se consideriamo un consumo medio annuo per famiglia di 33 kg, l'impatto degli incrementi è stato di 9,90 euro all'anno. In ogni caso messi tutti assieme, gli incrementi del paniere alimentare impattano per un 10% sui rincari complessivi, ma la quota di comunicazione non è stata certo questa”.

Meno frutta più integratori

In questo scenario NielsenIQ registra volumi di vendita in calo per una serie di prodotti come frutta fresca, succhi, nettari e spremute. Poi ci sono referenze che sono state sostituite per l'aumento dei prezzi, come il caso del pesce; inoltre ci sono state le cosiddette “facili rinunce”, come liquori, aperitivi, gelati e surgelati. “Ma non tutte le categorie hanno il segno rosso – aggiunge Bonù – e chi ha aumentato le vendite risponde a tre bisogni fondamentali: nuovi stili di vita, quindi alimentazione sportiva, energy drink, frutta secca sgusciata e yogurt greco; proteine a basso costo come uova, pollo e tonno al naturale; gratifica, come caramelle, gomme, wafer, snack dolci e salati, specialità salate surgelate. Gli italiani tendono quindi a mangiare meno frutta e ad assumere più integratori e caramelle”.

Crisi e mercati

Ismea ha invece presentato la mappa della volatilità dei prezzi agricoli e Fabio Del Bravo, responsabile Direzione servizi per lo sviluppo rurale, ha ricordato come pandemia prima e tensioni geopolitiche poi, abbiano spinto al rialzo (+ 34% tra il 2019 e il 2023) i prezzi dei prodotti agricoli. “L'incertezza – ha detto – è la nuova normalità. I mercati agroalimentari si complicano e si moltiplicano i fattori di variabilità da tenere sotto controllo. Le avversità meteo non potranno che peggiorare nei propri effetti. In termini di prospettiva lo scenario – sia sul fronte geopolitico che climatico – non appare rassicurante, ma se lo straordinario diventa ordinario, è necessario poter contare su strumenti di intervento tarati sulla nuova normalità, con scelte più data-based. Se la volatilità dei prezzi, delle rese e dei costi è ormai un fattore strutturale, anche la gestione aziendale deve adeguarsi di conseguenza”.