Analisti ed esperti del settore avevano lanciato l’allarme già lo scorso dicembre, liquidando il 2022 come vero e proprio ‘annus horribilis’ per le vendite di smartphone. In effetti, nell’ultimo anno le vendite globali sono precipitate sotto la soglia degli 1,2 miliardi di pezzi. Certo, parliamo sempre di numeri elevati, ma il quarto trimestre – di solito segnato da vendite da capogiro, per effetto di Black Friday, Cyber Monday e shopping prenatalizio – ha registrato un calo del 17% rispetto allo stesso periodo del 2021. Per trovare dati peggiori bisogna tornare indietro di quasi 10 anni: correva l’anno 2013, gli smartphone se la vedevano ancora con i vecchi cellulari e le consegne non andarono oltre il miliardo di pezzi. Ma quali sono, ora, le ragioni del tracollo e quali marchi sono riusciti a resistere?
Le cause del flop
Secondo gli analisti, le difficoltà del settore dipendono, in buona parte, dall’andamento del mercato cinese, il principale per compagnie low-cost come Oppo e Vivo. Per queste aziende, le minori entrate sono causate dal rallentamento delle spedizioni verso la Cina, ancora alle prese con la pandemia da Covid-19. Ampliando, tuttavia, lo sguardo, si ha l’impressione che le criticità arrivino da molto più lontano: gli ultimi anni non sono stati eccellenti per il mercato dei telefoni di ultima generazione, con un calo iniziato dal lontano 2016 e mai capace di arrestarsi. Quasi sette anni fa, infatti, i livelli di vendite toccarono il picco massimo e, da allora, le performance sono progressivamente peggiorate. Sicuramente il contesto macroeconomico del 2022 – tra i ripetuti lockdown in Cina, la guerra in Ucraina, l’inflazione alle stelle e il caro-vita in generale – ha diminuito drasticamente il potere d’acquisto dei consumatori: a ciò si aggiungono i prezzi dei dispositivi (rincarati in media del 10% nell’ultimo anno) e la loro scarsa capacità di rinnovarsi.
Le previsioni per il 2023
Se, durante il 2022, a soffrire maggiormente sono stati i telefoni a medio e basso costo (che sviluppano i volumi più consistenti, ma i margini minori), nel quarto trimestre 2022 il calo ha interessato anche i modelli di fascia alta, cosiddetti ‘premium’. Per l'anno appena iniziato, dicono ancora gli esperti del settore, non si intravedono grandi possibilità di invertire la rotta. Tecnologie come il 5G – ritenuta, fino a un paio d’anni fa, una prerogativa importante per trainare le vendite - hanno rivelato la loro debolezza: ormai tutti i telefoni, o quasi, sono 5G, ma sono ben pochi gli utenti disposti a mettere in soffitta un modello 4G soltanto per il 5G. Si tratta di servizi ancora embrionali e i benefici, in termini di velocità e qualità della rete, non sono ancora così rilevanti. Secondo le previsioni, la congiuntura economica complessa e le incertezze sul futuro penalizzeranno soprattutto i mercati saturi, dominati dalla fascia medio-alta, come Europa occidentale e Nord America.
Chi cresce e chi è fermo
È un periodo nero per tutti ma, guardando ai singoli marchi, ci si rende conto che Apple ha recuperato il primo posto tra i produttori nel quarto trimestre 2022 e raggiunto la sua quota di mercato trimestrale più alta di sempre al 25%, nonostante i problemi di produzione nello stabilimento di Zhengzhou, in Cina. Samsung ha chiuso il quarto trimestre 2022 al secondo posto, con una quota di mercato del 20%, e si conferma primo brand per vendite guardando all'intero 2022. Xiaomi ha mantenuto il terzo posto, nonostante la sua quota sia scesa all'11% a causa delle difficoltà sul mercato India. Va peggio alle altre due cinesi Oppo e Vivo che, pur conquistando rispettivamente il 10% e l'8% delle quote di mercato, sono state nettamente scavalcate da Xiaomi e hanno perso almeno due punti percentuale a testa rispetto all’anno precedente. Un ultimo dato da non trascurare è quello relativo ai cosiddetti ‘foldable’, i telefonini pieghevoli: nel 2022, Samsung ha consolidato la propria posizione nel settore, doppiando le vendite rispetto a un anno fa. Proprio quest’ultima innovazione ha suscitato un certo entusiasmo nel mercato, ma i costi - ancora decisamente alti - scoraggiano i consumatori, già preoccupati dal caro-vita e assai poco propensi a spendere più del dovuto per caratteristiche ritenute non indispensabili.