Roma, 1 febbraio 2024 – Jannik Sinner ha dichiarato che “a Montecarlo si sente a casa”, ma in generale la ragione per cui ottomila italiani hanno scelto di spostare la propria residenza nel principato di Monaco risiede principalmente nel suo sistema fiscale vantaggioso.
Le tasse a Montecarlo
Monaco, infatti, non applica alcuna imposta sul reddito, sulle plusvalenze o sul patrimonio delle persone fisiche. Chi vive nel piccolo Stato, inoltre, non paga alcuna imposta sugli immobili.
Le tasse in Italia
In Italia, invece, le imposte sul reddito sono alte (anche se non più alte di quelle riscosse in Francia o in Germania):
- fino a 28.000 euro, con aliquota al 23%
- da 28.001 a 50.000 euro, aliquota al 35%
- oltre 50.000 euro, aliquota pari a 43%
E' chiaro il vantaggio di risiedere in uno Stato esentasse soprattutto per chi, come Sinner, produce un reddito di milioni di euro.
Le società: Iva e tasse
Anche le società con sede legale nel principato di Monaco beneficiano di una tassazione vantaggiosa. In conformità con il diritto dell'Unione Europea, le società monegasche sono soggette all'Iva. Ma a parte questo, non esistono imposte sugli utili per quelle che operano un'attività industriale o commerciale nel principato.
Le società che, invece, generano fatturati oltre il 25% fuori dai confini monegaschi, sono soggette all'imposta sul reddito: dal 1° gennaio 2022 l'aliquota è fissata al 25%.
La successione a Monaco
Dal punto vista delle tasse di successione, a Monaco non è tassata la successione diretta genitore-figlio o tra coniugi per beni posti all'interno del principato. Nel caso invece di eredità l'aliquota è:
- dell'8% tra fratelli
- del 10% tra zii, zie, nipoti e nipoti
- del 13% tra collaterali diversi da fratelli, sorelle, zii, zie, nipoti o nipoti
- e, infine, del 16% tra non parenti
La successione in Italia
Su questo punto, la legge italiana è generosa quasi quanto quella monegasca e molto più generosa delle normative in vigore nei grandi Paesi dell'Ue: la legge 286 del 2006 prevede una tassa di successione ordinaria dell’8% per i beni devoluti a soggetti terzi, che scende al 6% per quelli destinati a parenti fino al quarto grado o affini in linea retta e linea collaterale fino al terzo grado. Per i beni devoluti a favore di fratelli e sorelle, l’aliquota resta sempre al 6%, ma solo per i patrimoni superiori ai 100 mila euro. Per le eredità in linea retta, quindi per figli e figlie o a favore del coniuge, l’aliquota si restringe ancora arrivando solo al 4% e si applica unicamente ai patrimoni superiori al milione di euro. In più sono esenti da tassa tutti i titoli di Stato italiani ed equiparati, mentre sui beni immobili si pagano sempre le tasse di trascrizione e catastale, fino a un massimo del 3%.
Come trasferire la residenza a Montecarlo
Trasferire la propria residenza nel principato, però, non è per niente facile e richiede un patrimonio di base non trascurabile. I requisiti sono tre:
- il primo è di affittare (con contratto non inferiore ai 12 mesi) o acquistare una casa a Monaco
- il secondo è l'obbligo di aprire un conto corrente bancario presso una banca privata con filiale locale, dove chi fa domanda per avere la residenza deve depositare una somma di denaro non inferiore ai 500mila euro
- il terzo riguarda l'identità e la “moralità” del richiedente, da dimostrare attraverso una serie di documenti: dal passaporto all'estratto del casellario giudiziario emesso dallo Stato di origine
I controlli dell’agenzia delle Entrate
Chi intraprende questa strada, però, deve guardarsi dai controlli dell'Agenzia delle Entrate, che da due anni ha acceso un faro sugli italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, che risiedono in Paesi considerati paradisi fiscali, come il principato di Monaco, la Svizzera, il Lussemburgo o gli Emirati Arabi. Per essere considerati residenti all'estero ai fini fiscali deve sussistere almeno una delle seguenti condizioni:
- non essere stati iscritti all'anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell'anno (183 giorni negli anni normali, 184 in quelli bisestili)
- non avere avuto il domicilio in Italia per più di metà dell’anno
- non aver avuto dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno.
Chi non vive davvero nel Paese dove ha dichiarato la propria residenza fiscale rischia multe molto salate.