Roma, 11 novembre 2024 – Sei ore e passa di confronto a Palazzo Chigi, per giunta senza pranzo (come si è lamentato qualcuno dei partecipanti), non sono bastate a allentare la tensione tra la premier e i leader di Cgil e Uil sulla manovra. Anche i regali di Maurizio Landini (L’uomo in rivolta, il libro di Albert Camus) e di PierPaolo Bombardieri (una calcolatrice) sono serviti a ben poco, se non per qualche battuta di Giorgia Meloni: “Questo è il libro dal quale il ministro Giuli ha preso la sua valutazione sul pensiero solare, per la quale è stato accusato da diversi media di essere un evoliano… Ecco, io ora escludo che lei, Landini, sia un evoliano…”.
La sostanza del summit, invece, è stata quella di un incontrarsi e dirsi di nuovo addio: lo sciopero generale di Cgil e Uil è confermato per il 29 novembre, mentre la Cisl di Luigi Sbarra ("da te niente?”, gli domanda la presidente del Consiglio) e l’Ugl confermano la valutazione positiva della legge di Bilancio. La premier ha rimesso in fila i gli obiettivi della politica economica. “Trenta miliardi è il valore complessivo di questa manovra di Bilancio – insiste Meloni – 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio. La più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia. Con le stesse risorse, qualsiasi provvedimento di questa legge di bilancio avrebbe potuto essere più che raddoppiato”.
Definito il contesto, la premier rilancia sull’Irpef: “Anche stavolta abbiamo deciso di concentrare le risorse su alcune priorità – spiega – il sostegno ai redditi medio-bassi, il sostegno al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l’aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici”. L’obiettivo, nello specifico, è Intervenire di nuovo sull’Irpef, in base alle “risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”.
Un
bilancio che sarà nuovamente aggiornato dopo il 12 dicembr e, quando scadrà la nuova finestra di un mese del concordato, come previsto dal decreto legge che il Consiglio dei ministri si appresta a varare nelle prossime ore, per poi farlo confluire come emendamento nel decreto fiscale, all’esame della commissione Bilancio del Senato. Il punto è che, nonostante la durata dell’incontro, l’epilogo è stato quello prevedibile e previsto. Tanto che, saltato il viaggio a Bologna, nel suo intervento in collegamento la leader di FdI ha ribadito il proprio stupore per i “toni senza precedenti” usati da sindacati per quella esortazione alla “rivolta sociale".E ha raccontato di aver domandato a Landini e Bombardieri come mai non avessero indetto lo sciopero “quando il tasso di disoccupazione era doppio o i governi di sinistra usavano i soldi dei cittadini per salvare le banche: nessuna risposta”. I leader sindacali, però, non ci stanno. “Non si è potuto fare un passo avanti”, è la sintesi del segretario della Cgil, ribadendo il “pessimo” giudizio sulla manovra, su cui il governo ha confermato che i margini di modifica “sono limitati” e “l’unica spesa che viene aumentata è quella per armi e difesa”. Il segretario generale della Cisl Sbarra giudica invece “convincenti” le risposte su “sostegno ai redditi, lavoro, pensionati e famiglie”.
Accettando, invece, la calcolatrice del numero uno della Uil, Meloni ha ironizzato: "Dopo la confusione che ho fatto a Porta a porta, sono contenta che Bombardieri mi abbia portato una calcolatrice, così potrà fare anche lui questo rapido calcolo. Quando questo governo si è insediato, nel 2022, il Fondo sanitario nazionale era di 126 miliardi. Nel 2025 raggiungerà la cifra record di 136,5 miliardi”.