Berlino, 16 novembre 2017 - Drastico piano di tagli in Siemens. Il colosso tedesco ha annunciato la razionalizzazione di 6.900 posti di lavoro a livello mondiale, di cui la metà in Germania dove verranno chiuse due fabbriche. Già nei giorni scorsi la multinazionale aveva parlato di "tagli dolorosi", oggi è arrivata la comunicazione ufficiale che ha quantificato l'entità della riduzione. Tagli che superano le previsioni, con indiscrezioni che parlavano di 4mila posti di lavoro a rischio. "La nostra Division Power and Gas lotta da tempo con problemi sul mercato e sfide strutturali - diceva la scorsa settimana il ceo Joe Kaeser -. Se vuole avere un futuro dobbiamo reagire, e adeguare le capacità anche se questo comporta tagli dolorosi". A chiudere saranno gli stabilimenti di Goerlitz e Lipsia, dove lavorano complessivamente 920 dipendenti.
Il piano verrà messo in atto "nel corso dei prossimi due anni". I tagli riguarderanno soprattutto le divisioni attive nell'energia e nell'automazione. "Siemens risponde alla rapida accelerazione dei cambiamenti strutturali nella produzione delle energie fossili e nel settore delle materie prime", spiega un comunicato del colosso industriale tedesco che sottolinea in particolare la riduzione della domanda di turbine a gas. Dei tagli complessivi annunciati, 1100 riguarderanno lavoratori in Europa mentre altri 2500 andranno a colpire maestranze nel resto del mondo, di cui 1.800 negli Stati Uniti.
Particolarmente colpito dai tagli è il comparto "Power and gas", che vedrà una contrazione di 6100 posti. L'altro comparto coinvolto dal ridimensionamento è quello dei processi industriali. Il sindacato Ig Metall ha commentato aspramente la decisione, annunciando battaglia: "un taglio di posti di queste dimensioni, alla luce della eccellente situazione dell'impresa, è inaccettabile". Secondo il sindacato, inoltre, con le misure previste, "si ignorano i problemi strutturali" e a pagare sono solo i lavoratori.