Roma, 13 dicembre 2024 – E’ una pratica commerciale di per sé non scorretta, anche se fastidiosa. Detta anche shrinkflation, prevede la vendita di un prodotto allo stesso prezzo di sempre, ma con una quantità inferiore. E’ una tecnica di marketing diffusa in tutto il mondo, ma che in non poche circostanze ha destato sospetti, se non altro per una comunicazione giudicata dai consumatori non adeguata.
Cosa prevede il ddl Concorrenza
Nel ddl Concorrenza approvato alla Camera nei giorni scorsi, vi è una misura contro la shrinkflation: un’etichetta obbligatoria, da inserire su tutte le confezioni che sono state oggetto di modifiche alla quantità venduta, da apporre per almeno 6 mesi dall’inizio della commercializzazione. Se passerà anche in Senato, la legge dunque prevede questa tutela per il consumatore, e l’obbligo per le aziende a partire dall’1 aprile 2025. Varrà dunque per tutti i prodotti messi sul mercato con quantità diverse, e la dicitura dell’etichetta sarà “confezione riproporzionata”. La scritta dovrà essere ben visibile, dunque sul campo principale del pacco, e inoltre andrà specificato a quanto ammonta la riduzione del prodotto venduto, in grammi o decilitri di litro. La dicitura del ddl, all’articolo 23 della sezione dedicata, parla di “disposizioni in materia di riporzionamento dei prodotti preconfezionati”, mutuando una iniziativa già predisposta dal governo francese, dove tale bollino è già presente da luglio.
Indagini ed esposti su una pratica dubbia
Negli ultimi mesi non sono mancati gli esposti a procure, le denunce e le richieste di indagini da parte di molte associazioni di consumatori. In particolare, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è stata interpellata proprio per stabilire se si tratti o meno di una pratica scorretta. La riduzione media del prodotto è di circa il 15%, a parità di costo, il che ovviamente fa lievitare il prezzo di riferimento al litro o al kg, a seconda della merce. Non tutti i consumatori si accorgono di ciò al momento dell’acquisto, anche perché le confezioni sono spesso graficamente uguali. Ad esempio, capita di acquistare un dentifricio da 75 ml e non da 100 ml, o una bottiglia di birra da 0,45 l e non da 0,5 l, oppure ancora di mettere nel carrello pacchetti di fazzoletti da 9 pezzi e non da 10. Con una maggiore trasparenza e comunicazione dell’azienda, il consumatore ha quindi la facoltà di acquistare o meno il prodotto, accettando il prezzo richiesto, senza sgradite sorprese o senza la sensazione di non essere stato adeguatamente informato sulla scelta dell’azienda, che spesso pone in essere una pratica commerciale se non scorretta, quantomeno non molto trasparente.