Bari, 14 novembre 2024 – Appena un mese fa hanno annunciato la chiusura di un round di investimento da 400mila euro, grazie al quale proseguiranno il proprio percorso di crescita e consolidamento sia in Italia che in altri Paesi europei, a partire dalla Spagna. Sestre, startup pugliese specializzata nella produzione di integratori a base di principi attivi della dieta mediterranea – in grado di migliorare il benessere femminile, favorire la gravidanza e trattare le disfunzioni ormonali – ambisce ora a diventare punto di riferimento per le donne di tutte le età, dalla prima mestruazione fino alla menopausa. Un valore sociale per cui la startup, con sede a Trinitapoli (Ba), è entrata a far parte, fra l’altro, di LifeGateWay, l’ecosistema italiano che sostiene e connette imprese innovative sostenibili.
Una startup fondata dalle donne per le donne
Sestre è una parola bosniaca che significa ‘sorelle’. Sorelle, infatti, sono le due fondatrici (Sabrina e Silvia Fiorentino) e le altre due componenti del board (Sonia e Gloria Elicio). Ma ‘sorelle’ sono anche tutte le donne che la startup si propone di aiutare, sia con i propri integratori, sia con un servizio dedicato di salute digitale, che permette di personalizzare le terapie e massimizzarne i risultati. La startup, infatti, opera nel settore del cosiddetto ‘femtech’: il termine, coniato nel 2016 da Ida Tin – fondatrice di Clue, app per il monitoraggio del ciclo mestruale che conta almeno 10 milioni di utenti attivi mensili – indica tutte le aziende e startup che si occupano di salute e benessere al femminile. In particolare, le aziende del femtech mirano a colmare il divario creatosi nella cura di quelle condizioni e patologie che sono specifiche delle donne, oppure colpiscono le donne in modo diverso rispetto agli uomini.
La scommessa di Sestre
Già durante gli studi universitari in Farmacia, Sabrina Fiorentino, ceo e founder di Sestre, coltiva il sogno di progettare rimedi e soluzioni naturali: questa passione la porta a frequentare corsi di nutraceutica, disciplina che studia proprio le alternative naturali all’uso di un farmaco. Dopo la laurea, trova lavoro a Milano, nel laboratorio di una grande azienda parafarmaceutica. In settimana lavora come analista chimica, nel weekend si sposta dietro al bancone in una farmacia. Entrambe le esperienze, dalla ricerca e sviluppo in laboratorio al lavoro a contatto con le persone, hanno contribuito alla nascita di Sestre. Dopo tre anni a Milano, nel 2017 Sabrina decide di lasciare l’incarico a tempo indeterminato e tornare a Trinitapoli, suo paese d’origine. Una volta tornata in Puglia, inizia a collaborare con l’Università di Bari, portando avanti uno studio sul valore salutistico della dieta mediterranea, finalizzato alla creazione di integratori. È da questo primo studio che nasce la startup. Sabrina coinvolge nell’avventura imprenditoriale la sorella Silvia, biologa nutrizionista: è lei a suggerire il nome Sestre, dopo un viaggio a Medjugorje. Successivamente, nel 2020, il team si allarga ed entrano in società altre due sorelle, Sonia e Gloria Elicio, che si occupano della parte legata all’analisi dei dati, al budget e al marketing.
Il round d’investimento: i dettagli
L’azienda ha ottenuto un follow-on investment di 400mila euro (il primo round era stato avviato nel 2022) da parte di Cassa depositi e prestiti, grazie al supporto di Terra Next – il programma di accelerazione d’impresa della Rete nazionale Cdp Venture capital – e del Fondo imprese femminili del MiMiT. Al round si uniscono nuove figure, tra cui, appunto, l’ecosistema LifeGateWay.
"Con questo nuovo apporto economico, siamo pronte a raggiungere nuovi traguardi – spiega la Ceo Sabrina Fiorentino –. In particolare, intendiamo rafforzare il posizionamento dei nostri prodotti sul mercato italiano e aprirci ai mercati esteri, partendo subito dalla Spagna, Paese in cui abbiamo lanciato, nelle scorse settimane, il nostro primo prodotto. La nostra mission è quella di rivoluzionare il trattamento dell’infertilità e delle disfunzioni ormonali con i principi attivi della dieta mediterranea, simbolo del Made in Italy”. Tra gli obiettivi a breve termine della startup, che attualmente conta 8 persone nel team e nel 2023 ha raggiunto un fatturato di oltre 400mila euro, ci sono anche un ulteriore ampliamento dell’organico e l’allargamento della gamma di preparati, “con il lancio del nostro primo probiotico nel 2025”, precisa ancora Fiorentino.
Puglia, regione incubatrice di innovazione
L’ascesa di Sestre conferma un dato ormai incontrovertibile: negli ultimi anni, la Puglia è riuscita a posizionarsi in cima alle regioni del Mezzogiorno per numero di startup innovative, configurandosi in terreno fertile per l’imprenditoria giovanile. Le cifre relative al solo 2023 mostrano, infatti, un totale di 643 nuove startup iscritte al registro delle imprese, molte delle quali sono realtà specializzate in servizi avanzati, ad esempio nell’ambito della digitalizzazione, della robotica e dell’intelligenza artificiale. Secondo i dati elaborati da InfoCamere, la Puglia si piazza al secondo posto tra le regioni del Sud Italia, subito dopo la Campania, per numero di startup. A livello nazionale occupa l’ottavo posto, a dimostrazione della presenza di un ecosistema favorevole, supportato da politiche regionali mirate e da un crescente interesse da parte di giovani imprenditori.
In crescita le imprese femminili
Ciò che contribuisce a catapultare la regione al vertice delle classifiche del Mezzogiorno è anche l’aumento del numero di imprese giovani gestite da donne, com’è, appunto, Sestre. In crescita anche le aziende appartenenti a settori come l’informatica – la cui diffusione ha contribuito all’accelerazione dei processi di digitalizzazione all’interno della regione – e la space economy.
"Rispetto a dieci anni fa, quando mi sono laureata, è già tutto cambiato – conferma Sabrina Fiorentino –. Anche nel settore della ricerca farmaceutica si sono aperte molte opportunità, non solo perché alcune multinazionali hanno deciso di investire in regione, aprendo i propri laboratori, ma anche perché si è scelto di valorizzare le piccole realtà del territorio. Ad esempio, le imprese innovative che sfruttano, in modo fortemente innovativo, eccellenze locali come l’olio d’oliva. C’è un clima di fiducia ed entusiasmo nei confronti delle startup, il che invoglia molti giovani a tornare qui, per creare valore nella propria terra. Proprio come ho fatto io”.