Alex (nome di fantasia) ha 7 anni, è un richiedente asilo ospitato in un centro di accoglienza in Lombardia. Da novembre gioca a calcio tutte le settimane, grazie ad un paio di scarpini da calcio donati dall’ASD Polisportiva di Celleno (VT), uno scambio facilitato da Riding The Rainbow, un’innovativa app che ha l’obiettivo di supportare bambini e ragazzi in fuga dalla guerra in Ucraina, attraverso la donazione di biciclette, oggetti sportivi e strumenti musicali.
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Il progetto
Il progetto è stato fondato da Emanuele Santi, italiano residente in Lussemburgo, economista, co-founder di Development Finance Lab e Afrilantropy, piattaforma di interconnessione tra progetti imprenditoriali e fondi di investimento in Africa. Giorno dopo giorno, l’app è cresciuta, coinvolgendo utenti, volontari, donatori e richiedenti asilo. "Ho creato l’app perché ho visto la trasformazione che il nostro progetto determinava nelle persone, a partire dai miei ragazzi, perché tutti - vedendo l’impatto delle loro donazioni - erano spinti a fare di più. La tecnologia che è ormai parte della nostra quotidianità permette a chiunque di poter toccare con mano la realtà di chi ha bisogno e di diventare un motore di integrazione. Un circuito virtuoso per i rifugiati che le grandi emergenze dei nostri tempi, dalle guerre alle fame, ai cambiamenti climatici, spingono fuori dai confini dei loro Paesi fino a incrociare le loro esistenze con le nostre” racconta Emanuele Santi a Quotidiano Nazionale.
Come funziona l’app
L’applicazione è attiva con oggetti disponibili in dieci Paesi: Lussemburgo, Italia, Francia, Inghilterra, Grecia, Serbia, Svizzera, Spagna, Paesi Bassi e Stati Uniti. L’Italia è il secondo paese più attivo dopo Lussemburgo, con attività nelle città di Roma, Milano, Torino e Napoli. Riding The Rainbow facilita il collegamento tra le due parti, eliminando la necessità di avere centri di raccolta sparsi per il Paese e la necessità di trasporto per la maggior parte delle persone, che possono trovare il loro rispettivo match a breve distanza.
Grande comunità di solidarietà
Il progetto opera in modo diverso dai tradizionali modelli di donazione anonimi e centralizzati, consentendo a donatori e beneficiari di incontrarsi, stabilire un legame e promuovere l'integrazione sociale dei rifugiati. “Al di là del valore dell’oggetto donato, che prende nuova vita, il mio sogno è quello di creare la più grande comunità di solidarietà mai esistita in Italia e nel mondo” - racconta Emanuele Santi. Al momento il progetto è senza scopo di lucro, ed sostenuto da grant e donazioni internazionali. I prossimi step prevedono il consolidamento dell’attività nei Paesi e il rafforzamento delle attività in Italia.
Donazioni e relazioni
La donazione di oggetti diventa così un’occasione per creare nuove relazioni, costruire reti di supporto e regalare conforto, oltre ad attivare un circolo virtuoso per l’ambiente. I pattini troppo piccoli, lo strumento musicale inutilizzato, la bicicletta da sostituire: sono migliaia gli oggetti che gli italiani scambiano, vendono e regalano ogni anno. Per molti oggetti, il destino nella “seconda mano” si rivela la strada migliore. In certi casi, questi oggetti possono cambiare la vita di un bambino.
Integrazione
“In diversi casi l’incontro ha facilitato l’inserimento di bambini nei club sportivi locali e l’aiuto nella ricerca di lavoro/casa - oltre ad attivare un circolo virtuoso per l'ambiente”, conclude Emanuele Santi. È questa la potenzialità prodotta dall’unione di solidarietà, efficienza e tecnologia. Un allineamento di bisogni e di opportunità.