Venerdì 31 Gennaio 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Scuole e università a rischio senza nuovi nati e immigrati

Scenario preoccupante per il sistema scolastico e universitario. L’esperto: “C’è il pericolo di accelerare i circoli viziosi dello spopolamento”

Nel futuro diverse scuole potrebbero chiudere per la mancanza di studenti

Nel futuro diverse scuole potrebbero chiudere per la mancanza di studenti

Roma, 31 gennaio 2025 – La ripresa della natalità e l’ingresso di nuovi immigrati sono necessari non solo per garantire il welfare e l’occupazione e, dunque, lo sviluppo o il non declino del nostro Paese. Servono “anche“ per evitare il tracollo del nostro sistema scolastico e universitario. A confermarlo è un recente studio del professore Gianpiero Dalla Zuanna pubblicato sul sito di Neodemos, dedicato alle regioni del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, ma il cui valore è ben più ampio, perché indica un trend e che riguarda tutta l’Italia.

“Ormai da quindici anni, in Italia, le nascite stanno calando: erano 577mila nel 2008, non arriveranno a 370mila nel 2024 – osserva il demografo - Nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia (VFVG) il declino delle nascite è in linea con il dato nazionale: da 58mila nel 2008 a 37mila nel 2024 (-36%). Progressivamente, questo forte calo si sta traducendo in diminuzione della popolazione scolastica. Ad esempio, oggi nel VFVG i bambini in età di scuola per l’infanzia (3-5 anni compiuti) sono 128mila: erano 172 mila nel 2009, con un calo del 26% in appena quindici anni. Questa diminuzione ha già determinato la chiusura di numerosi plessi, specialmente scuole per l’infanzia paritarie e scuole elementari”.

Ma se guardiamo al prossimo futuro, lo scenario è anche più preoccupante. Lo facciamo – spiega il professore - per il VFVG nell’ipotesi che la fecondità resti quella dell’ultimo quinquennio (attorno a 1,2-1,3 figli per donna), che la mortalità in età 0-39 continui ad essere bassissima e che non vi siano migrazioni né in entrata né in uscita. Non si tratta quindi di previsioni realistiche, ma di numeri utili per misurare la forza della inerzia demografica naturale, ossia di come l’attuale popolazione e gli attuali comportamenti di fecondità e mortalità potranno riverberarsi sulla popolazione scolastica del prossimo ventennio, in assenza di migrazioni. È un esercizio utile per ragionare sulle politiche possibili per modificare il “destino” della popolazione giovanile, intervenendo su migrazioni e natalità.

Date queste ipotesi, la popolazione in età scolare (0-23 anni) del VFVG fra il 2024 e il 2044 diminuirà del 32%, passando da 1 milione e 231mila a 838 mila. La diminuzione non sarà omogenea nel tempo e nei diversi ordini di scuola, ma si propagherà “a onde”, a mano a mano che il calo delle nascite diventerà riduzione prima degli alunni delle scuole per l’infanzia e delle elementari (come è già avvenuto), poi degli alunni delle medie (come sta avvenendo) e delle superiori, e infine degli studenti universitari. L’onda del declino arriverà alle scuole superiori fra pochi anni, e investirà le università a partire dagli anni ’30: senza migrazioni, i residenti di età 19-23 – ossia i potenziali studenti universitari – fra vent’anni saranno un terzo di meno rispetto a oggi. Nelle scuole per l’infanzia, alla stesse condizioni, del VFVG ci saranno il 23% di bambini in meno rispetto a oggi, e il 30% in meno nelle scuole elementari.

Il riflesso di questa prospettiva è che “se queste previsioni – spiega Dalla Zuanna - si realizzassero, ampi territori entrerebbero in forte sofferenza. La chiusura di una scuola elementare o media, specialmente nei piccoli paesi, è qualcosa di drammatico, che rischia di innescare e accelerare i circoli viziosi dello spopolamento, perché difficilmente una nuova famiglia andrà a vivere in un luogo dove, per portare i figli a scuola, bisogna fare chilometri e chilometri. Ma anche in ambiente urbano, se le scuole elementari e medie non sono diffuse in modo capillare, si generano nuovi flussi di traffico, e rioni e quartieri vengono snaturati e diventano anonimi, perché la scuola è anche un forte elemento identitario”.

Queste stesse previsioni induco a ritenere, al contrario, che “robusti saldi migratori positivi, simili a quelli del primo decennio di questo secolo, potranno contribuire a frenare la riduzione delle persone in età scolare. Potranno aumentare direttamente il numero di bambini e di giovani immigrati di prima generazione, grazie ai ricongiungimenti familiari. Potranno aumentare le persone in età 20-39, che se ben integrate, faranno famiglia, mettendo al mondo bambini di seconda generazione. Sono quindi necessarie e urgenti politiche per incentivare l’immigrazione regolare, l’integrazione degli immigrati, la permanenza e il ritorno in Italia dei giovani italiani”.

Insomma, i numeri – conclude il professore - suggeriscono di lasciar perdere la sterile propaganda, attuando politiche familiari e migratorie radicalmente riformiste, per evitare un’ulteriore drastica riduzione dei bambini e dei giovani, con il conseguente accelerato spopolamento delle aree marginali, e con il rischio di perdita di identità dei paesi e delle città.