Roma, 10 gennaio 2025 – Fra i dipendenti pubblici italiani, gli unici a non ricevere buoni pasto sono quelli appartenenti al mondo della Scuola. Tale anomalia è stata a più riprese segnalata dai sindacati, che chiedono al Governo di intervenire per "sanare" la situazione. Nello specifico, un provvedimento in tal senso riguarderebbe sia il personale Ata, sia il corpo docenti, che riceverebbero così dei fringe benefit.
Cosa prevede la Legge
Ad oggi, la Legge prevede che tutti i lavoratori subordinati abbiano diritto al buono pasto, sia quelli full time che quelli part time, sia nel pubblico che nel privato. Ed è proprio la Scuola l’unico comparto in cui ad oggi non sono ancora previsti, nemmeno per il personale di segreteria con contratto full time. Il contratto collettivo nazionale del lavoro per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, risalente al novembre 2022, prevede una pausa pranzo di 30’ per il personale che lavori oltre 6 ore, e la sostituzione del buono pasto con l’erogazione del servizio mensa, previo però accordo preventivo con i sindacati. Anche in virtù di questo contratto, i sindacati della Scuola chiedono un adeguamento per i propri assistiti.
Il pensiero di Marcello Pacifico
"Il sindacato crede molto in questa battaglia – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e secondo noi sarebbe importante introdurre dei buoni pasto pari a circa 12-13 euro al giorno. Gli stipendi dei lavoratori della Scuola risultano decisamente bassi. Certo, da quando Anief ha conquistato la rappresentatività le cose sono leggermente migliorate: abbiamo ed esempio chiuso il nuovo contratto dopo che sono state stanziate risorse maggiori in più per il personale del comparto istruzione e ricerca (500 milioni). Vogliamo continuare su questa strada per riportare almeno la situazione a quella del 2001 perché chi lavora a Scuola non vale meno di chi lavora nei Ministeri. Per questo continuiamo ad essere costretti a chiedere l’indennità di vacanza contrattuale piena tramite ricorso al giudice del lavoro. E adesso – conclude Pacifico – faremo di tutto per arrivare anche all’assegnazione dei buoni pasto anche per il personale della Scuola”.
L’indennità per servizio fuori sede
Fra le battaglie che i sindacati del mondo della Scuola portano avanti, è da segnalare anche quella dell'indennità per servizio fuori sede, per il quale nel comparto privato è previsto un indennizzo di 49,68 euro al giorno, e che invece non esiste nel settore pubblico. Considerando che molti docenti e personale Ata sono residenti in regioni diverse da quelle in cui lavorano, si tratterebbe di una indennità di circa mille euro al mese, che sempre secondo i sindacati sarebbe necessaria anche per compensare i 6mila euro persi negli ultimi 12 anni, come testimoniato dal Rapporto Aran sugli stipendi pubblici. “Chi svolge servizio di docenza lontano dal proprio domicilio – sottolinea Pacifico – deve affrontare vari sacrifici: dalla lontananza dai propri affetti, al convivere con spese come trasporti, alloggi, bollette. Oltre a non avere buoni pasto, e ad aver perso soldi come si evince dal Rapporto Aran, i docenti e il personale Ata non hanno nemmeno l’indennità per il servizio fuori sede, pur permettendo alle nostre scuole di assolvere al diritto all’istruzione delle nuove generazioni”.