Giovedì 21 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Scontro sulle pensioni. Durigon conferma: "No alla stretta"

La Lega tira dritto sulle uscite anticipate

Scontro sulle pensioni. Durigon conferma:: "No alla stretta"

Il sottosegretario Claudio Durigon

Roma, 28 agosto 2024 – Rischia di diventare incandescente il confronto nella maggioranza e nel governo sulle pensioni. Come anticipato ieri a QN dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, la Lega non solo non intende accettare l’ipotesi di mettere mano alle cosiddette finestre di uscita delle pensioni anticipate, per allungarle, ma rilancia su Quota 41, la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, sia pure con la correzione del ricalcolo contributivo dell’assegno. Ma i tecnici del ministero dell’Economia, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, insistono sull’esigenza di ritoccare le pensioni anticipate, che tali sono fino a un certo punto, perché oggi prevedono pensionamenti a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne, con l’aggiunta di tre mesi di ritardo per la finestra mobile. Un ritardo che a Via XX Settembre vorrebbero far arrivare a 6 o 7 mesi. E non è finita. Perché nel pacchetto di ipotesi della Ragioneria rientrano anche interventi restrittivi sull’Ape sociale e addirittura l’eliminazione di Opzione donna.

È certo, dunque, che la matassa principale che Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini dovranno affrontare riguarda innanzitutto la previdenza. La linea del ministro Giorgetti è chiara: qualsiasi intervento andrà definito solo "all’interno e in modo coerente alla sostenibilità complessiva della finanza pubblica". Ma gli alleati sono in pressing. Forza Italia insiste con l’innalzamento delle pensioni minime: l’obiettivo "di legislatura" è arrivare a mille euro e "il prossimo anno – promette il responsabile dei dipartimenti di FI Alessandro Cattaneo – faremo un altro passo in quella direzione". La Lega non molla Quota 41: è "plausibile", insiste Durigon, ma se diventerà realtà sarà con il ricalcolo contributivo. Ma a tenere banco, è l’ipotesi di allungare le finestre per le pensioni anticipate. "Io non so se c’è qualcuno nella Ragioneria che cerca sempre di trovare i numeretti e innalzare questa soglia", ma "non è tempo per aumentarla", spiega Durigon, che avverte: "Non si toccano le finestre". La misura agita le opposizioni e preoccupa i sindacati, che tornano a chiedere un confronto con il governo.

In questo quadro prosegue intanto la caccia alle risorse per mettere in piedi una manovra da quasi 25 miliardi. Una ricerca a tutto campo, che va dal taglio delle tax expenditures, alle risorse del concordato biennale, fino al potenziale ‘tesoretto’ che potrebbe arrivare dal buon andamento delle entrate. Altra voce chiave, la spending review, con l’obiettivo di racimolare 2 miliardi per il 2025: il Cdm di venerdì, il primo dopo la pausa estiva, potrebbe essere l’occasione per il ministro dell’Economia per chiedere ai colleghi una prima ricognizione sui risparmi di spesa.

Il timing della manovra, del resto, appare definito. Il calendario è serrato. Il percorso di avvicinamento verso la legge di Bilancio, che venerdì sarà al centro di un vertice di maggioranza, parte dal nuovo Piano strutturale di bilancio, il nuovo documento previsto dalle regole del Patto Ue, che andrà inviato a Bruxelles entro il 20 settembre. Per l’arrivo del Piano in Cdm fonti beninformate indicano la prima settimana di settembre, in modo da dare al Parlamento – come promesso dallo stesso Giorgetti – il giusto tempo per esaminarlo. Ma il Mef in serata precisa: Giorgetti porterà il piano in Cdm "entro metà settembre" e sta lavorando per consegnare il documento a Bruxelles e in Parlamento "nel rispetto dei tempi".