Venerdì 22 Novembre 2024
FABIO LOMBARDI
Economia

Sciopero venerdì 17 novembre. Treni, trasporti, scuola, sanità: ecco chi si ferma e gli orari

Dopo le polemiche, gli scontri e la precettazione decisa dal ministro Salvini, incroceranno le braccia i lavoratori di molti settori con manifestazioni di Cgil e Uil in varie piazze. Il corteo principale a Roma con Landini e Bombardieri

Roma 16 novembre 2023 – Domani sarà il giorno dello sciopero generale (anche se alcuni settori, come il trasporto, sarà uno sciopero “dimezzato”). Sarà la prima di una serie di giornate di mobilitazione previste da Cgil e Uil (la Cisl non ha aderito agli scioperi) sostanzialmente contro la Manovra varata dal Governo e che nei prossimi giorni approderà (sostanzialmente blindata) in Parlamento. Ma chi sciopererà domani? Con quali orari? Dove? Incontro a quali disagi andranno i cittadini? Vediamo di fare un po’ di ordine.

Lo sciopero di venerdì 17 novembre
Lo sciopero di venerdì 17 novembre

Chi sciopera e gli orari

Domani Cgil e Uil (alle quali si sono unite altre sigle autonome) hanno proclamato uno sciopero nazionale per il pubblico impiego (dalla sanità alla scuole) che riguarderà tutto il territorio italiano. Nel settore privato invece sciopereranno solo le aziende del Centro Italia. Mentre per tutti i settori pubblici la protesta coprirà praticamente tutte le 24 ore della giornata (8 ore di sciopero per turno lavorativo), per i trasporti (dopo il braccio di ferro fra sindacati e ministero dei trasporti culminato con la precettazione del ministro Matteo Salvini) gli addetti si asterranno dal lavoro dalle 9 alle 13: quindi solo in queste 4 ore si potranno avere disagi nella circolazione di treni, bus, tram e metropolitano di tutta la rete nazionale, regionale e delle città italiane. A Milano Atm non sciopererà, infatti l’azienda di trasporti pubblici milanesi ha già scioperato il 10 novembre e non c’è l’intervallo di 10 giorni previsto dalla legge per proclamare una nuova astensione dal lavoro. Escluso dello sciopero il settore del trasporto aereo e degli aeroporti. I voli saranno dunque regolari.

La mobilitazione di Cgil e Uil

Cgil e Uil hanno già da tempo indetto uno sciopero generale articolato su 5 giornate con astensioni di otto ore (per turno di lavoro) e manifestazioni in 58 piazze con oltre 100 presidi su base territoriale e regionale e che saranno così articolate:

  • Venerdì 17 novembre, 8 ore o intero turno di sciopero per tutte le lavoratrici e i lavoratori delle Regioni del Centro. Alla manifestazione di Roma in Piazza del Popolo, interverranno i segretari generali di Cgil e UIL Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. Nella stessa giornata, inoltre, le lavoratrici e i lavoratori di tutto il pubblico impiego e della conoscenza sciopereranno sempre per 8 ore o intero turno, ma su tutto il territorio nazionale. Dovevano scioperare per l’intera giornata anche i trasporti pubblici (treni, bus, metropolitane) ma dopo la precettazione del ministro Salvini, la protesta si svolgerà “solo” dalle 9 alle 13.
  • Il 20 novembre a scioperare sarà la Sicilia; alla manifestazione di Siracusa interverrà Pierpaolo Bombardieri, mentre la Sardegna sciopererà lunedì 27 novembre, Maurizio Landini chiuderà la manifestazione a Cagliari.
  • Venerdì 24 novembre, le 8 ore o l’intero turno di sciopero riguarderanno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Nord; a Torino manifestazione con conclusioni affidate a Maurizio Landini, a Brescia a Pierpaolo Bombardieri.
  • Venerdì 1 dicembre a incrociare le braccia per 8 ore o per l’intero turno saranno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Sud; alla manifestazione di Napoli interverrà Maurizio Landini, a Bari chiuderà la manifestazione Pierpaolo Bombardieri.

Il braccio di ferro sindacati-Salvini

Le ore che hanno preceduto lo sciopero generale sono state contraddistinte da un duro confronto fra sindacati e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Mentre in altri settori, come ad esempio la sanità, i dicasteri di competenza non hanno messo in discussione l’articolazione dello, nel settore trasporti il ministro e vicepresidente del consiglio ha da subito sottolineato come “i sindacati non possano permettersi di fermare una nazione” e la Lega ha ironicamente commentato sui profili social ufficiali come “lo sciopero di venerdì fosse proclamato per fare fare il fine settimana lungo a Landini”. Affermazioni davanti alla quali il segretario generale della Cgil ha replicato difendendo il “diritto costituzionale allo sciopero” che lavoratrici e lavoratori fanno “rinunciando a ore di stipendio”.

La precettazione

Una vicenda che ha avuto uno snodo decisivo venerdì quando la Commissione di garanzia ha stabilito che, per il settore dei trasporti, quello proclamato da Cigl e Uli non si potesse configurare come uno sciopero generale ma solo intersettoriale. Una differenza non da poco. Infatti gli scioperi intersettoriali non possono riguardare l’intera giornata di lavoro (come previsto dallo sciopero generale). Indicazioni alle quali i sindacati, dopo aver sottolineato che la commissione di garanzia è composta da persone nominate dal governo, non si sarebbero attenuti confermando lo sciopero generale anche nel settore trasporti. A questo punto il ministro Salvini ha emesso un’ordinanza con la quale ha precettato i lavoratori limitando lo sciopero a 4 ore e fissandolo dalle 9 alle 13. I sindacati a questo punto avevano davanti a loro due strade: disubbidire o attenersi alla precettazione. La prima strada avrebbe esposto i lavoratori a sanzioni pesanti (da 500 a mille euro di multa). Una cosa che Landini e Bombardieri hanno voluto evitare annunciando, in una conferenza stampa convocata ad hoc, che i trasporti si sarebbero fermati dalle 9 alle 13 per “senso di responsabilità”.

I motivi dello sciopero / Il Pdf

Le manifestazioni e gli scioperi di Cgil e Uil sono stati sostanzialmente indetti per protestare contro i contenuti della Legge di Bilancio e le politiche del Governo Meloni.

I motivi di protesta contro la Manovra sono:

  • Non c’è alcuna risposta all’emergenza salariale: hanno annunciato “100 euro in più nelle buste paga”, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione.
  • Hanno detto di “rilanciare la contrattazione collettiva”, ma non stanziano le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati.
  • Hanno dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continuano a indebolire il servizio sanitario nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata.
  • Tagliano le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale.
  • Avevano promesso di “cancellare la legge Fornero” e invece la confermano e la peggiorano: restringendo le già limitate misure di flessibilità in uscita (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale); tagliando i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere; e di fatto stabilendo – dal 2024 – le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo.
  • Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine.
  • Nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva.
  • Portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi.
  • Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del paese.
  • Non investono in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro.
  • Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani; dare risposte a lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle tante crisi aziendali aperte a cui il governo non dà soluzioni; e governare la transizione ambientale, digitale ed energetica: si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni.

Le proposte dei sindacati

Davanti a questo i sindacati propongono:

  • per il lavoro, “aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne.
  • per il Fisco, combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla Flat tax; riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze”.
  • Per i giovani, “favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio”.
  • Per le pensioni, “approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere”.
  • Per lo Stato sociale, “difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti”.
  • Per la salute e sicurezza, “investire su salute e sicurezza: basta morti sul lavoro!!”
  • Per le politiche per l’accoglienza, “abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti”.
  • Per le politiche industriali, “serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno”.