Roma, 25 novembre 2023 – “Guai a mettere in discussione il diritto a scioperare. Alzeremmo davvero le barricate in questo Paese”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nel giorno in cui i sindacati di base (Adl Cobas, Cobas Lavoro Privato, Sgb, Cub Trasporti e Usb Lavoro Privato) decidono di spostare lo sciopero nazionale del trasporto pubblico di 24 ore al 15 dicembre. Non più quindi lunedì 27 novembre come da programma. Questo perché “rifiutano unitariamente la precettazione dello sciopero regolare” da parte del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e la “conseguente riduzione dell’astensione da 24 a 4 ore”. Le sigle sindacali, come scritto in una nota congiunta, spiegano che spostare la data dello sciopero è una “sfida che lanciano a Salvini sul terreno dei diritti costituzionali, oltre che nel merito delle questioni poste dalle istanze dei lavoratori, ignorate dalle controparti datoriali e dal responsabile del dicastero dei trasporti”.
"La precettazione da parte di Salvini dello sciopero nazionale del Tpl di 24 ore, regolarmente indetto dalle sigle dei sindacati di base, altamente rappresentativi nel settore, è tutt'altro che inaspettata – si legge nella nota congiunta – Ciò, però, non toglie la gravità di quanto deciso dal ministro, interprete da padrone delle ferriere dell’art.8 della L.146/90". E sulle motivazioni evidenziano “sono state addotte per giustificare l`intervento di riduzione della astensione dal lavoro in programma, un potere del ministro che la legge prevede solo per situazioni eccezionali, sono invece ridicole – scrivono – e suonano come un vero e proprio oltraggio all'esercizio di un diritto costituzionale. Va sottolineato come questo sciopero sia stato indetto più di un mese fa, prima persino di quello di Cigl e Uil, nel pieno rispetto delle più restrittive norme in Europa per l`effettuazione di uno sciopero. Significativo a tale proposito il fatto che la Commissione di Garanzia non abbia mosso il benché minimo rilievo alla proclamazione dello sciopero del 27 novembre”.
"E’ ormai evidente” – sottolineano le sigle sindacali – “che il problema è diventato politico: accettare la riduzione imposta nell’ordinanza sarebbe a nostro avviso come fare proprio che un ministro consideri il diritto di sciopero alla stregua di una propria concessione ai sindacati, tanto da considerarne eccessiva la durata di 24 ore". "Non è più tollerabile – concludono – che questo avvenga senza che i lavoratori e l`intera società che si riconosce nei valori della Carta Costituzionale e che la continuerà a difendere, prendano una esplicita posizione contro questa palese aggressione a uno dei diritti costituzionali più importanti"
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