Milano, 29 marzo 2024 – Potrebbe essere un sabato di Pasqua complicato per supermercati e clienti. I sindacati hanno infatti indetto uno sciopero per sabato 30 marzo 2024 a seguito della rottura del tavolo delle trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale della Distribuzione Moderna Organizzata. Ma vediamo un po’ nel dettaglio la situazione.
Lo sciopero dei supermercati
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs (i tre sindacati più rappresentativi) hanno proclamato una giornata di sciopero nazionale per sabato 30 marzo 2024, “attuato mediante l’astensione dal lavoro per l’intero turno di lavoro”, si legge nel comunicato delle organizzazioni sindacali di categoria, con la realizzazione di “flash mob nei pressi dei punti vendita delle imprese più rappresentative nell’ambito di ciascuna provincia del Paese, nonché delle manifestazioni estemporanee” a livello territoriale.
I motivi
I sindacati confederali hanno proclamato lo sciopero a seguito della rottura del tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di categoria con Federdistribuzione. “È rottura al tavolo di trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale della Distribuzione Moderna Organizzata, scaduto nel lontano 2019 e atteso da oltre 240mila lavoratrici e lavoratori dipendenti dalle imprese associate a Federdistribuzione. L’associazione imprenditoriale, dopo una lunga e snervante trattativa no stop con i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e a distanza di 51 mesi dalla sottoscrizione del primo e ultimo Ccnl di settore, ha calato nuovamente la maschera, palesando la persistente resistenza nel sottoscrivere accordi contrattuali”, si legge nel comunicato sindacale di proclamazione dello sciopero. La trattativa è saltata di fronte alle pretese di Federdistribuzione di introdurre “ulteriori dosi di precarietà con una ‘flessibilità incontrollata’ e dequalificazione dei lavoratori”.
I supermercati interessati dallo sciopero
Saranno interessati dallo sciopero i supermercati e le aziende della grande distribuzione aderenti a Federdistribuzione (l’elenco delle aziende associate a Federdistribuzione). Si tratta dei maggiori marchi del settore (non solo alimentari). Ci sono, solo per fare alcuni esempi, insegne come: Brico, Bennet, Crai, Esselunga, Ikea, Iper, Obi, Master Coop, Penny, Unes, Rinascente, Zara.
Gli orari dello sciopero
Lo sciopero è stato indetto mediante la proclamazione “dell’astensione dal lavoro per l’intero turno”. Tradotto interesserà l’intera giornata (visto che i dipendenti sono organizzati su turni dal mattino a sera – se non 24 ore su 24 per alcune attività – di lavoro). C’è il rischio che alcuni negozi, supermercati e punti vendita restino chiusi? E’ altamente improbabile. Ciò potrebbe accadere nelle piccole rivendite qualora tutti i dipendenti dovessero aderire alla protesta. La decisione di fare sciopero è infatti individuale ed è difficile pensare che tutti i dipendenti di uno stesso supermercato si astengano dal lavoro. Sicuramente a causa dell’adesione allo sciopero ci potranno essere disservizi e possibili tempi di attesa più lunghi (ad esempio alle casse o ai banchi del fresco) per i clienti.
A rischio anche Pasqua e Pasquetta
Alcuni problemi potrebbero verificarsi anche a Pasqua e Pasquetta nei negozi e nelle catene associate a Federdistribuzione visto che i sindacati avrebbero (anche se questo non figura nel comunicato di proclamazione dello sciopero) invitato ai lavoratori a non rispondere alle chiamate al lavoro del 31 marzo (Pasqua) e 1 aprile (Pasquetta), naturalmente nelle aziende che hanno previsto aperture in questi giorni festivi. "Il lavoro nei giorni festivi, a differenza di quello della domenica, è a chiamata e il dipendente può decidere di non lavorare in base a quanto stabilito dal contratto nazionale di lavoro del Commercio”.
La risposta di Federdistribuzione
L’associazione delle imprese della grande distribuzione ha risposto con un comunicato alla proclamazione dello sciopero. “Federdistribuzione – si legge – ribadisce il rammarico per la rottura unilaterale della trattativa sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO) da parte delle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil e giudica immotivata e irresponsabile la proclamazione di una giornata di sciopero per il 30 marzo 2024”.
"Federdistribuzione precisa che non è stata fatta alcuna richiesta di ‘flessibilità incontrollata’ nella definizione dei contratti a termine, ma solo una integrazione rispetto a quanto già previsto dalla legge; né è stato proposto alcuno ‘smembramento del sistema di classificazione del personale’ ma l’inserimento di nuove figure professionali e nuovi ruoli di coordinamento e organizzazione. Federdistribuzione non ha proposto alcun demansionamento dei lavoratori, né alcuna riduzione dei diritti dei lavoratori. La reazione delle organizzazioni sindacali appare quindi sproporzionata e ingiustificabile in rapporto all’andamento del negoziato”.
Gli aumenti a “sorpresa”
E come contromossa alla decisione dello sciopero, Federdistribuzione concederà comunque un aumento ai dipendenti a partire da aprile. “Malgrado il rifiuto delle organizzazioni sindacali di rinnovare il Contratto Collettivo Nazionale – conclude il comunicato –, le imprese aderenti a Federdistribuzione hanno quindi deciso di riconoscere ai propri lavoratori un aumento di 70 euro lordi (riparametrati al IV livello) a decorrere dal prossimo mese di aprile a titolo di anticipo sui futuri aumenti contrattuali, mantenendo l’auspicio che le organizzazioni sindacali possano tornare quanto prima al tavolo negoziale con l’obiettivo comune di giungere al rinnovo contrattuale”.