Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Sciopero dei medici confermato. I motivi: “Pensioni tagliate fino al 25%”

Nonostante le aperture del Governo a un dialogo e a “possibili modifiche” i sindacati di categoria confermano l’astensione dal lavoro per il 5 dicembre. Ecco perché

Roma, 8 novembre 2023 – “Siamo davanti a una manovra ‘killer’ ai danni dei dirigenti medici sanitari e veterinari. Da una parte ci sono risorse contrattuali insufficienti anche solo per rispondere all’inflazione e nessuna premialità del lavoro ordinario e dall’altra spunta una norma taglia pensioni (per un valore compreso tra il 5% e il 25% all'anno, con la quale dovranno fare i conti circa 50mila dipendenti), che di fatto produrrà una fuoriuscita ulteriore di almeno 6.000 unità di dirigenza medica sanitaria e veterinaria da un sistema già in agonia. La misura è colma”. Sono le parole scelte dal segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio, per motivare le ragioni dello sciopero dei medici indetto dalla sigla sindacale in concerto con Cimo Fesmed nella giornata del 5 dicembre per protesta verso le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato.

Strike
Strike

"Medici e dirigenti sanitari – hanno ribadito in una nota Di Silverio e Guidi Quici, presidente di Cimo-Fesmed – sono davanti a un inaccettabile attacco ai diritti acquisiti, visto che si riducono le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996 colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Un vergognoso cambio delle regole in corso che mina il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini”.

Le cifre sul tavolo

Al momento il Governo lavora su un incremento di 3,3 miliardi di euro dell’Fsn, il Fondo Sanitario nazionale, ma Anaao e Cimo, entrando nel merito degli stanziamenti, riferiscono che la maggior parte di questo importo (circa 2,3 miliardi) sarà dedicata al rinnovo del contratto collettivo di lavoro relativo al periodo 2022-2024. “Questa cifra servirà a finanziare, in percentuali ancora da definire, non solo il contratto della dirigenza medica e sanitaria, ma anche quelli sacrosanti dell’intero comparto sanità, a cominciare dagli infermieri, dai medici di medicina generale e dagli specialisti ambulatoriali. Il che rende lo stanziamento per i medici e dirigenti sanitari di poco superiore a quello del contratto appena concluso e molto al di sotto (10%) del tasso inflattivo”.

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Il confronto con la sanità privata

Le recriminazioni avanzate da chi minaccia di incrociare le braccia per un ‘intera giornata (con evidenti e serie ripercussioni sui pazienti) effettua anche un raffronto con la realtà parallela rispetto al servizio sanitario pubblico, citando una perdita di concorrenzialità che rischia di impattare sempre più sulle future scelte dei professionisti del settore: “Nessuna detassazione, né di voci stipendiali, come avviene nella sanità privata, né del lavoro notturno e festivo, come concesso ad altri settori, tantomeno di quelle prestazioni aggiuntive necessarie al recupero delle liste di attesa per il quale si chiede ai medici, che già oggi lavorano più di 60 ore settimanali, un ulteriore impegno orario, retribuito come previsto dal contratto nazionale appena siglato. Niente anche in relazione alle nuove assunzioni, visto che il tetto di spesa rimane inchiodato al 2004. In compenso, si foraggia la sanità privata con incrementi pluriennali”.

Coinvolti 50.000 dipendenti

"Non ci tranquillizzano –  prosegue la nota di Anaao e Cimo –  le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione. Ci saremmo aspettati un intervento sull'indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l'estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d'attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti. Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno".

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Crisi vocazionale

La mancanza di appetibilità del sistema di cure pubbliche secondo i sindacati sarebbe testimoniata dai molti posti lasciati deserti nelle scuole di specializzazione. Così “mentre esplode il fenomeno dei gettonisti, allargatosi dai pronto soccorso alle sale operatorie e mentre cresce la marea di medici che in età non pensionabile fuggono dal sistema (4.000 solo nel 2023), si colpiscono i medici e i dirigenti sanitari che nel sistema ci sono ancora e vorrebbero rimanere”. Se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn clicca qui