Giovedì 21 Novembre 2024
LUCA RAVAGLIA
Economia

Sciopero benzinai: chiusi anche i self service. Quando e perché scatta lo stop

I gestori degli impianti di carburante hanno confermato la serrata, ma per scongiurarla le sigle sindacali si sono rese disponibili a nuovi incontri con il governo

Roma, 20 gennaio 2023 - Tre incontri, qualche possibile compromesso, ma al momento ancora nessuna soluzione. I benzinai hanno confermato lo sciopero della prossima settimana, riducendo la durata da 60 a 48 ore, con inizio alle 19 del 24 gennaio e fine allo stesso orario del 26.

Chiusi anche i self

In quel lasso di tempo non sarà possibile nemmeno effettuare rifornimenti tramite gli impianti di self service, ma a livello provinciale, per garantire i livelli minimi di servizio, saranno individuati degli impianti che resteranno aperti. Magari quelli direttamente gestiti dalle compagnie.

L'andamento dei prezzi di benzina in Italia
L'andamento dei prezzi di benzina in Italia

Le ragioni della protesta

“Vogliono metterci all’indice con un cartello, come nel Medioevo”. È questo il punto nodale della protesta dei gestori degli impianti di carburante, che contestano aspramente la decisione del Governo di imporre, a fianco dei prezzi praticati nella loro stazione, anche la media nazionale. L’intento è quello di informare gli automobilisti ed evitare le speculazioni, ma la risposta che viene dall’altra parte è che i prezzi non vengono scelti dai gestori, ma dalle compagnie e che dunque chi lavora agli impianti ha un margine di manovra ridottissimo (quantificabile in un intervallo tra mezzo centesimo e un centesimo e mezzo al litro), in pratica ininfluente sul prezzo finale. Tanto più che le differenze non sono solo tra una compagnia e l’altra, ma anche tra le diverse pompe di una compagnia nella stessa città o in diverse zone d'Italia. 

Capro espiatorio

I gestori ribadiscono con forza la loro contrarietà a essere additati come i responsabili degli aumenti che dal primo dell’anno, giorno in cui sono stati eliminati gli sconti sulle accise, stanno tartassando a ritmo costante gli automobilisti e per questo stanno ribadendo la loro forte opposizione al metodo del raffronto tra prezzi.

Porte ancora aperte

Lo sciopero può però essere ancora scongiurato, come hanno ribadito le stesse sigle sindacali che, citando anche la loro volontà di non creare disagi agli utenti, si sono dette pronte a nuovi incontri col Governo, rivolgendosi direttamente anche alla premier Giorgia Meloni, per scongiurare pure all’ultimo minuto la loro protesta.

Possibili mediazioni

Il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha, nel frattempo, proposto modifiche sul tavolo della trattativa. Ecco le principali. L'obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina potrebbe essere settimanale (e non giornaliero) e a ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omissioni nell'arco di 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali anche non consecutivi). L'eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni).

Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell'impianto (prima raggiungevano i 6.000 euro). Ancora però non basta, perché il tema dell’esposizione del prezzo medio continua a rappresentare lo scalino più difficile da superare.

Delle alternative sulle quali si discute potrebbero essere l’esposizione di un qrcode che possa riportare a una piattaforma digitale che indica tale riferimento oppure una app in grado di illustrare i prezzi praticati dagli impianti di una determinata zona, in modo da dare agli automobilisti la possibilità di scegliere prima di mettersi al volante. Riguardo a quest’ultimo caso, applicazioni di questo genere esistono già, ma non sempre sono esaustive.

Consumatori in campo

Nel frattempo sulla questione è intervenuta anche Federconsumatori, che è tornata a concentrarsi sull’aspetto della tassazione, tra le più alte a livello europeo, chiedendo quanto meno l’introduzione dell’accise mobile, che possa cioè essere modulata a seconda dei periodi di maggiore e o minore criticità del prezzo. E in ogni caso abbassata rispetto ai valori attuali. Un’altra ipotesi proposta potrebbe essere quella di intervenire sull’Iva, abbassandone la percentuale.