Roma, 12 gennaio 2023 - Dura reazione dei benzinai alle misure prese dal governo contro il rincaro dei carburanti e all'"ondata di fango" che, a loro dire, avrebbe travolto la categoria in queste settimane. Al termine di una infuocata riunione tra le sigle di Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio è stato annunciato uno sciopero di due giorni, previsto per il 25 e il 26 gennaio 2023. Gli orari: lo sciopero è previsto dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023. "È un legittimo diritto", ha commentato a proposito dell'iniziativa il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
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Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, però, ha ricordato che "le misure adottate dal precedente Governo (sin da marzo 2022), che hanno portato alla riduzione delle accise sui carburanti, sono state adottate quando il loro prezzo aveva superato i 2 euro al litro (toccando i 2,184 euro per la benzina) e si concludevano nel mese di novembre. Condizioni queste di prezzo molto diverse da quelle attuali e, proprio in ragione di ciò, il Governo ha ritenuto opportuno di dover intervenire con misure normative volte a migliorare la trasparenza dei prezzi e ad evitare speculazioni". In ogni caso, il governo monitorerà "la situazione dei livelli dei prezzi non solo della benzina ma anche quelli di largo consumo, al fine di verificare che il loro andamento sia coerente con quello dell'offerta", assicura il ministro. "Alla luce di tale monitoraggio il governo valuterà ulteriori iniziative da adottare".
D'altro canto, Assopetroli esprime vicinanza e sostegno ai gestori dei carburanti. "Un'aggressiva campagna di falsificazione e delegittimazione ha additato il settore distributivo quale responsabile del 'caro benzina'", ha affermato il presidente di Assopetroli-Assoenergia, Andrea Rossetti. "Sebbene fosse lampante dall'inizio che l'unico responsabile dell'improvviso aumento dei prezzi fosse il Fisco. Ma anziché assumersi la responsabilità di aver azzerato lo sconto accise, scelta legittima e difendibile per ragioni di finanza pubblica, il Governo ha inizialmente puntato il dito contro i benzinai e la fantomatica speculazione dei distributori. Si è instaurato un clima deprecabile, col corollario minaccioso di Authority, Procure e Guardia di Finanza sguinzagliate a caccia degli untori".
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La nota dei gestori
La nota dei gestori: "Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti e improperi degli automobilisti esasperati. È stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo. Si preannuncia un presidio sotto Montecitorio. Vengono beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all'Erario oltre 13 miliardi di euro l'anno.
Per porre fine a questa "ondata di fango" contro una Categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le Associazioni dei Gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio"
"L'impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda è quella di un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l'Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l'Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull'affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria. È un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori".
Nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell'Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi Pubblici Essenziali le organizzazioni parlano di "azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l'anno di gettito".
La decisione, che era nell'aria, è stata presa nonostante il costo della benzina nei giorni scorsi sia sceso costantemente. Nel mirino le misure del governo Meloni per favorire la trasparenza, con i benzinai che, in autostrada, saranno costretti a esporre il prezzo medio nazionale in aggiunta a quello applicato. Una mossa che, secondo i gestori, contribuirà ad aumentare gli adempimenti da svolgere e quindi a far lievitare i costi. Sul fronte consumatori, la decisione dell'esecutivo ha lasciato soddisfazione a metà. Se da un lato si apprezza la richiesta di maggiore chiarezza dei listini dei carburanti, dall'altro si chiede di intervenire a monte, sulla formazione dei prezzi.