L’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm ridisegna il futuro del panorama bancario italiano, con effetti a catena che si riflettono anche sul risiko nazionale. L’operazione di Unicredit la renderebbe la terza banca europea per capitalizzazione di mercato, superando la spagnola Santander. La quota di mercato nei depositi e nei volumi intermediati in Italia crescerebbe rispettivamente dal 9 al 14% e dal 9 al 15%, consolidando il gruppo come un attore centrale del sistema finanziario italiano. Inoltre se l’operazione avesse esito positivo, si archivierebbe definitivamente l’ipotesi di un terzo polo bancario formato da Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena, un’operazione che il mercato aveva considerato plausibile anche alla luce della partecipazione del 9% acquisita da Banco Bpm in Mps, includendo la quota indiretta tramite Anima.
Il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, ha chiarito che la banca non ha "ambizioni su Mps", ma ha imposto precise condizioni per l’Ops, vincolando Banco Bpm a non modificare i termini dell’offerta su Anima né a compiere operazioni che possano ostacolare l’integrazione. Anche il futuro di Anima si fa più incerto: il contratto di distribuzione con Mps, che pesa per il 12% della raccolta retail della Sgr, scade nel 2030, ma eventuali nuove dinamiche potrebbero influire sugli equilibri commerciali. La strada del risiko bancario italiano appare quindi rimescolata, con Unicredit, Banco Bpm, Mps e Anima al centro di un nuovo scenario.