Una boccata di ossigeno per l’editoria. La manovra ha ritoccato al rialzo il Fondo destinato al settore portando da 20 a 50 milioni. Una cifra più bassa rispetto agli stanziamenti previsti da emendamenti bipartisan firmati da Forza Italia e Pd con una dote di circa 140 milioni di euro. L’emendamento approvato in Commissione Bilancio conferma in ogni caso l’intento di dare un sostegno al settore “in considerazione degli effetti economici derivanti dall’eccezionale incremento dei costi di produzione e al fine di sostenere la domanda di informazione”. Tra gli emendamenti del governo figura anche la norma che applica la web tax soltanto ai giganti del settore, così come auspicato da Fieg. Nella versione iniziale l’imposta avrebbe colpito anche i piccoli editori. Ora, invece, è destinata solo alle società con un fatturato superiore ai 750 milioni di euro. Salta il requisito che almeno 5,5 milioni di euro siano realizzati in Italia. Inoltre la platea colpita sarà chiamata a versare un acconto entro novembre. Sulle criptoattività, oltre a chiarire che l’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze è del 26%, l’aumento del prelievo viene rinviato al 2026 e si ferma al 33% rispetto all’aliquota del 42% indicata nel Ddl di Bilancio entrato alla Camera. Di contro salta la soglia di esenzione di 2.000 euro.
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