Giovedì 17 Ottobre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Dalle pensioni alla famiglia, fino a bonus e canone Rai: tutto quello che c'è da sapere sulla manovra

Ecco la guida completa alla legge di Bilancio: le misure principali

Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti

Rivalutazione piena delle pensioni, senza la sterilizzazione degli aumenti per i trattamenti più elevati, come è accaduto negli ultimi due anni, con l’incremento delle minime. E incentivi fiscali per restare al lavoro. Sono le due novità principali del pacchetto previdenziale della manovra. Ma non è da meno la conferma degli strumenti di flessibilità in uscita, da Quota 103 all’Ape sociale, dal canale 'precoci' a Opzione donna. Mentre sul versante della previdenza complementare si aprirà una nuova stagione di silenzio assenso per sostenere l’adesione dei giovani ai fondi pensione. Almeno per il 2025 rientrano nel cassetto i più ambiziosi progetti di Quota 41 e altre soluzioni pera favorire una maggiore libertà di decisione dei lavoratori.

La rivalutazione piena e le minime

Partiamo da quello che è avvenuto quest’anno. Gli assegni sono stati adeguati all’inflazione in maniera piena solo per quelli fino a 2.270 euro mensili. Per gli importi superiori la rivalutazione è stata proporzionalmente più bassa. Le pensioni minime, però, hanno beneficiato di un super adeguamento straordinario, valido solo per il 2024, che le ha portate a quota 614,77 euro. La conferma dell’incremento straordinario, insieme con il nuovo adeguamento all’inflazione (1,6%), porterà queste prestazioni a 625 euro, soglia che potrebbe salire a 630. Mentre, se non fosse stato prorogato l’aumento una tantum del 2024 ci si sarebbe trovati di fronte, con il solo adeguamento annuale, a una riduzione degli importi. Eventualità che sarebbe suonata come una beffa. Per tutti gli altri trattamenti, oltre le minime, a differenza degli ultimi due anni l’adeguamento al costo della vita sarà pieno, come ha assicurato Giorgetti. Il che significa che, sostanzialmente, l’incremento sarà pari all1,6% circa per tutte le rendite, a prescindere dall’importo.

Bonus Maroni 

Giorgetti conferma il mantenimento e l’estensione, anche in forma riveduta, del bonus Moroni: "Stiamo perfezionando gli incentivi di carattere fiscale a chi vuole rimanere sul luogo di lavoro. Questo risponde non semplicemente a un’esigenza di finanza pubblica. Lo dico anche con riferimento a determinate qualifiche che nel mondo pubblico cominciano a diventare difficili da rimpiazzare e da colmare". Il riferimento è al meccanismo in base al quale ai lavoratori dipendenti, del settore pubblico o privato, che abbiano raggiunto, o che raggiungano i requisiti di 62 anni di età e 41 di contributi, sarà permesso, se restano in servizio, di chiedere al datore di lavoro di trasformare in stipendio la quota di contributi a loro carico: si tratta del 9,19% della retribuzione, che, per giunta, sarà detassato. Un incentivo che potrebbe essere esteso anche a coloro che, appartenenti a determinate categorie del pubblico impiego, decidessero di restare fino a 70 anni, per i quali verrà eliminato l’obbligo del pensionamento d’ufficio a 65.

Ape sociale e Opzione donna

In questo quadro vengono confermati gli strumenti che da anni permettono uscite anticipate per determinate categorie di lavoratori. Ci riferiamo a Quota 103, frutto della somma tra 62 anni di età e 41 di contributi. Ma anche all’Ape sociale, prevista per coloro che svolgono lavori gravosi o si trovano in specifiche condizioni di disagio. E a Opzione donna, che, sia pure entro margini ristretti, è tuttora operativa e sarà confermata nel 2025. 

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