Dal 2025 si potranno cumulare previdenza obbligatoria e complementare per uscire dal lavoro a 64 anni se si è iniziato a lavorare dopo il 1995 (sistema contributivo). La previdenza integrativa potrà aiutare i lavoratori a maturare un importo di pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, cioè più di 1.600 euro al mese. In questo caso, però, sempre dal 2025, saranno necessari 25 anni di contributi (e 30 dal 2030) per uscire a 64 anni, e non più i 20 della norma attuale. Salta, invece, il trasferimento del Tfr ai fondi pensione con l’apertura di un nuovo semestre di silenzio-assenso per i lavoratori. Sarebbe costato troppo per l’Inps. Restano in vigore tutte le norme sulle uscite anticipate previste dall’ultima finanziaria, da quota 103 (62 anni e 41 di contributi con penalizzazioni) all’Ape sociale fino a opzione donna. Previsto anche un piccolo ritocco delle pensioni minime: per effetto dell’intervento gli assegni saliranno di appena 3 euro (da 614,77 a 617,9 euro). Forza Italia che – guardando all’obiettivo di legislatura di mille euro – puntava quantomeno a toccare la soglia dei 630 euro.
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