Giovedì 21 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Sbarra fuori dal coro: "I bonus non bastano, servono riforme vere. Il Jobs Act resta utile"

Il leader Cisl sul salario minimo: "È sempre meglio un buon contratto". Boccia il referendum di Landini e Schlein sulla legge voluta da Renzi. In settimana l’incontro a Palazzo Chigi tra la premier e i sindacati.

Roma, 17 settembre 2023 – Segretario Sbarra, il governo ha convocato i sindacati la prossima settimana a Palazzo Chigi: all’ordine del giorno inflazione, corsa dei prezzi, drastico calo del potere d’acquisto dei salari. Cosa chiedete?

Sbarra fuori dal coro: "I bonus non bastano, servono riforme vere. Il Jobs Act resta utile"
Sbarra fuori dal coro: "I bonus non bastano, servono riforme vere. Il Jobs Act resta utile"

"Il confronto, chiesto con determinazione dalla Cisl, deve dar vita a una Cabina di regia che deve diventare funzionale a una complessiva strategia anti-inflazione – esordisce Luigi Sbarra, numero uno del sindacato di Via Po –. Dobbiamo arginare e sanzionare la speculazione scandalosa che c‘è nel carrello della spesa, nel costo dei carburanti e in tanti altri beni essenziali e di largo consumo. L’obiettivo resta un nuovo patto di politica dei redditi per calmierare prezzi e tariffe, tutelare con la leva fiscale salari e pensioni, rinnovare subito i contratti pubblici e privati scaduti".

Si ipotizza un bonus benzina di 100 euro, con ulteriori poteri al garante dei prezzi. Può bastare?

"Le misure una tantum non bastano, abbiamo bisogno di provvedimenti che riducano Iva e accise su beni di prima necessità, come è stato fatto dal governo Draghi. Risposte che devono trovare solida sponda anche nella legge di Bilancio, dove va rafforzato e reso permanente il taglio del cuneo contributivo, insieme alla defiscalizzazione delle tredicesime, anche pensionistiche, con una logica progressiva e a scaglioni. Politica dei redditi significa anche restituzione del fiscal drag, azzeramento del prelievo sui frutti della contrattazione di secondo livello. E poi rilanciare la sanità pubblica, la scuola, le infrastrutture, insieme con una previdenza più flessibile, sostenibile e inclusiva".

Il governo, però, punta sì alla conferma del taglio del cuneo, ma ha già messo le mani avanti: le risorse sono poche.

"Proprio perché le risorse non sono illimitate, bisogna fare delle scelte. Cominciamo a redistribuire tutto l’extragettito dell’Iva, pensiamo a come estendere un contributo di solidarietà anche alle altre multinazionali che in questi anni hanno registrato profitti altissimi. Si ragioni su un possibile incremento del prelievo sulle grandi rendite finanziare e immobiliari. E poi c’è il tema aperto dell’evasione e elusione fiscale, che sottrae allo Stato quasi 100 miliardi di euro l’anno. Ogni euro recuperato va restituito ai lavoratori, ai pensionati, alle famiglie".

Il Presidente della Repubblica ha rilanciato il nodo del lavoro povero, che penalizza soprattutto i giovani. È il salario minimo per legge a nove euro la soluzione?

"Il Presidente ha ragione e va ascoltato. Bisogna offrire soprattutto a giovani e donne di questo Paese formazione continua, sostegno al reddito, orientamento nel mercato del lavoro. E soprattutto lavoro stabile, tutelato e contrattualizzato, fonte di un salario dignitoso e di tutele solide e aggiornate. La via per incrociare tutte queste sfide è quella della partecipazione e della democrazia economica, temi sui quali la Cisl è mobilitata".

La via del salario minimo orario continua dunque non convincervi?

"Un buon contratto è sempre meglio di una cifra fissata per legge. Cosa che peraltro rischierebbe di rallentare i rinnovi, favorire l’uscita di tanti datori di lavoro dai contratti nazionali comprimendo verso il basso le fasce medie, e facendo esplodere il lavoro nero nei settori più deboli. Dobbiamo muoverci verso una norma leggera che estenda il trattamento economico complessivo dei contratti prevalenti, settore per settore, ai comparti affini non coperti da Ccnl o colpiti da contrattazione pirata, che, come abbiamo visto nei dati Inps, hanno peraltro un impatto limitato. Non va poi dimenticato che il lavoro povero, si annida anche e soprattutto nei part-time involontari specialmente femminili, nel lavoro nero e grigio e nelle aree di sfruttamento del parasubordinato, dei falsi stage, dei tirocini extracurricolari, delle coop spurie".

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La Cgil punta, con Schlein e Conte, a un referendum sul Jobs Act per combattere la precarietà. È d’accordo?

"Non ci uniamo alla schiera dei demolitori a senso unico del Jobs Act, che è stata una riforma sicuramente e complessivamente importante, con qualche lacuna, perché ha dato un impulso forte verso un sistema di tutele, protezioni sociali, promozione del lavoro, qualità della occupazione coerente con le profonde trasformazioni della società. Le sentenze della Corte Costituzionale hanno peraltro smussato molte asperità relative alla monetizzazione dei licenziamenti. Quello che è mancato è il salto decisivo sulle politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione continua. C’è da andare avanti e da completare queste riforme, non da tornare indietro, specialmente se il modello di riferimento è quello di un mercato del lavoro novecentesco e ormai inesistente".

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Siete pronti a mobilitarvi anche voi in mancanza di risposte parte del governo?

"Aspettiamo i contenuti della nota di aggiornamento al Def e della legge di Bilancio, poi tireremo le somme senza timori e riverenze, mobilitandoci nel caso non trovassimo le giuste risposte alle nostre rivendicazioni, senza se e senza ma, come abbiamo fatto anche con Draghi in assoluta autonomia. Noi sfidiamo il governo nel merito e sul terreno della concretezza".