Roma, 6 agosto 2019 - L'incontro di oggi con i sindacati "non è un tavolo parallelo a quello di Conte", premette subito Matteo Salvini, prima di iniziare la riunione al Viminale, dove - rivendica però - ci sono "46 sigle, più che a Palazzo Chigi". E' l'occasione per dettare la linea della Lega sulla prossima legge di Bilancio. "Sono pronto ad andare a contrattare la flessibilità necessaria con l'Europa - ha detto il vicepremier, secondo quanto riferiscono alcuni presenti - deve servire a tre obiettivi: investimenti, opere pubbliche e taglio delle tasse". In manovra, promette poi in un punto stampa, ci sarà "un coraggioso e sostanzioso abbassamento delle tasse". Si parte con l"eliminazione della Tasi "che ruba circa un miliardo di euro" e con "una riorganizzazione della tassazione sulla casa".
"No al gioco delle tre carte. Tria? Impensabile manovra a costo zero"
In un quadro economico con "dati congiunturali caratterizzati da luci e ombre", e "un massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole", il problema "è la crescita dello 0,1% del Pil", ha precisato ancora il vicepremier. "La situazione dei consumi è ferma, bisogna prenderne atto. È vero che aumenta il numero dei lavoratori e diminuisce il numero dei disoccupati però bisogna anche considerare la qualità del lavoro. Nella grande distribuzione e nei negozi il potere reale d'acquisto delle famiglie è fermo". Le condizioni del Paese presuppongono "una manovra che vada oltre la spesa corrente", servono "investimenti". La finanziaria non può essere un "gioco delle tre carte": gli sgravi non devono essere recuperati con nuove misure.
"E' impensabile - ribadisce poi a chi gli chiede dei suoi rapporti col ministro dell'Economia, Giovanni Tria - fare una manovra a costo zero, chiunque era al tavolo oggi diceva che se vuoi fare una manovra coraggiosa non la fai a costo zero, altrimenti sei mago Merlino. Se il Pil è fermo "o gli dai uno scossone o non la faccio io" questa manovra. E' "evidente", ammette, che la linea è molto diversa da quella del Tesoro.
Salvini: chiederemo modifiche al decreto dignità
"Ognuno può ricevere chi vuole", risponde Luigi Di Maio ai giornalisti che gli chiedono un commento sul tavolo economico (il secondo) insolitamente convocato al Ministero degli Interni. Il disaccordo è sui contenuti. Se Di Maio parla di salario minimo come priorità nella prossimo futuro, Salvini risponde che prima viene il taglio delle tasse. E in questo dice di avere il sostegno dei sindacati: il salario minimo "imposto per legge, significherebbe una riduzione dei diritti per i lavoratori. Ed è arrivato un no unanime da parte di tutte le associazioni al tavolo. Se metti un salario minimo, poi si ridiscutono i contratti che sono a un livello più alto. Questa è la valutazione unanime di sindacati e imprese. Per aiutare qualcuno si danneggerebbero milioni di lavoratori. Qualcuno una riflessione la dovrà fare".
Il ministro leghista non lesina poi critiche al reddito di cittadinanza: "In tanti - dice dopo aver parlato coi sindacati - hanno sottolineato la mancanza di manodopera qualificata, che in alcuni casi è stata attribuita all'inserimento del reddito di cittadinanza perché dicono sarebbe più comodo non fare che fare". Ma lo scetticismo è anche nei confronti di altri aspetti del decreto dignità voluto da Di Maio. "Ci sono stati tanti rilievi al decreto, al lavoro somministrato, ai voucher. Ci facciamo carico di chiedere delle modifiche".