Lunedì 3 Febbraio 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Salute mentale, investire per risparmiare 20 miliardi di euro

Tutti i dati del rapporto ‘La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia’. A rischio non solo la possibilità di lavorare dei pazienti, ma anche quella dei loro familiari

Il professor Alberto Siracusano, ordinario all'università di Tor Vergata e direttore dell Scuola di Psichiatria

Il professor Alberto Siracusano, ordinario all'università di Tor Vergata e direttore dell Scuola di Psichiatria

Roma, 5 febbraio 2025 - Le patologie della salute mentale costano all’Italia come una manovra economica o quasi. I disturbi mentali comportano un onere di circa 20 miliardi di euro l’anno, circa il 3,3% del PIL, con perdite complessive per oltre 63 miliardi di euro, legate al calo di produttività, all’assenteismo e alla disoccupazione di lunga durata. E, del resto, oggi in Italia si investe il 3,4% della spesa sanitaria nazionale in salute mentale: se il Paese aumentasse tali risorse fino a raggiungere il target del 5%, si registrerebbero benefici diretti e indiretti per 10,4 miliardi di euro. 

Per ogni euro investito in salute mentale, il Sistema-Paese ne guadagna 4,7. Sono i principali dati che emergono dal  rapporto “La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia”, realizzato da Angelini Pharma in partnership con The European House – Ambrosetti e presentato a Roma, al Ministero della Salute, nel corso dell’evento “Headway® – A New Roadmap in Brain Health: Focus Mental Health”.

Il rapporto, oltre a fotografare l’epidemiologia dei disturbi mentali in Italia, esplora anche il ruolo della salute mentale nella crescita economica del Paese, calcolando il Roi, il ritorno sull’investimento, e indagandone gli impatti diretti e indiretti sulla produttività e sul mondo del lavoro.  

I numeri in Italia

Nel nostro Paese, i disturbi mentali colpiscono una persona su sei: prevalgono ansia e depressione con, rispettivamente, 6.950 e 5.365 casi ogni 100 mila abitanti. Dallo studio emerge che tali numeri sono anche sottostimati, come suggerisce l’ampio divario tra le Regioni italiane in termini di accertamenti, dal momento che si passa dai 266,1 casi per 10.000 abitanti a Bolzano agli 84,8 della Sardegna. 

Il tasso di occupazione per le persone che manifestano problemi di salute mentale è pari a 42,7%, una percentuale che scende ulteriormente al 40,2% per gli individui con disturbi complessi. Si tratta di numeri inferiori anche di venti punti rispetto al dato della popolazione generale, elemento che evidenzia gravi disuguaglianze nell’accesso al mondo del lavoro.

“Il 12% della popolazione italiana vive con problemi di salute mentale, che oltre ad essere debilitanti nella prevalenza dei casi mettono a serio rischio la possibilità di lavorare non solo dei pazienti ma anche dei loro familiari, che vivono su di loro la malattia del loro caro - spiega il Professor Alberto Siracusano, Professore Ordinario, Università Tor Vergata di Roma, Direttore Scuola di Psichiatria e Coordinatore del Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale – La risposta a questa sfida dipende dall’impegno collettivo: è fondamentale promuovere un approccio "One Mental Health" per una cultura della salute mentale che risponda ai bisogni della popolazione in tutte le fasi della vita, con particolare attenzione alle donne, agli anziani e al tema drammatico della solitudine.”

I costi per la produttività

Sempre considerando i dati, “notiamo come questa si concentra in modo predominante nella popolazione in età lavorativa, con il 64,8% dei casi complessivi registrati nella fascia di età 20-64 anni” - spiega Gabriele Ghirlanda, Executive Director Global Value, Access & Public Affairs Angelini Pharma -  Solo il 57,9% dei casi, tuttavia, viene trattato. Questo quadro si traduce in costi elevati in termini di ridotta produttività, spesa assistenziale e sociale e spesa sanitaria diretta, per una cifra complessiva di circa 63,3 miliardi di euro. Questi dati mettono in evidenza l'urgenza di migliorare l'efficienza e l'efficacia delle risorse attuali, dando priorità ai servizi territoriali e alle strategie di intervento precoce. È imprescindibile adottare un approccio integrato che consideri la salute mentale come parte integrante della salute pubblica e includa anche la prevenzione. Solo con azioni coordinate possiamo affrontare efficacemente l'aumento dei casi di disturbi mentali e ridurre l'impatto socio-economico.”

La salute mentale, dunque, è una priorità che va oltre l'individuo, influenzando famiglie, aziende e coesione sociale, con un impatto sull’intero Sistema-Paese,  spiega Sergio Marullo di Condojanni, CEO di Angelini Industries; “L'impegno dell’industria farmaceutica è cruciale, come dimostrano gli importanti investimenti in innovazione e le numerose partnership strategiche sviluppati a livello globale e mirati a rispondere a bisogni clinici non ancora soddisfatti nel settore dei disturbi neurologici e mentali, una delle priorità globali, subito dopo l'oncologia.  Da oltre 50 anni, Angelini si dedica al miglioramento della Brain Health, combinando innovazione scientifica e impatto sociale. Grazie al nostro Venture Capital abbiamo affiancato alla ricerca interna un approccio di open innovation, investendo in soluzioni di cura estremamente avanzate mentre, per quanto riguarda il sociale, siamo impegnati con numerose iniziative nella lotta allo stigma purtroppo associato ai disturbi di questa natura. L'iniziativa "Headway® – A New Roadmap in Brain Health" è un esempio concreto del nostro impegno: fornisce un quadro dei bisogni di salute mentale in Europa per diffondere best practice e aiutare i policymaker ad agire dove c'è più necessità”.

Il moltiplicatore dell’investimento

Significativo l’impatto che si avrebbe con un investimento più rilevante in salute mentale. “Il Rapporto Headway® consente di avere accesso da alcuni anni a numerosi dati e indicatori sullo stato di salute e le politiche in ambito di salute mentale nei Paesi europei, dati che sono fondamentali che possono guidare il monitoraggio e la pianificazione delle strategie per la salute mentale in Italia" - avvisa Daniela Bianco, Partner di The European House – Ambrosetti e Responsabile della Practice Healthcare, TEHA Group -. I risultati sono particolarmente rilevanti per il nostro Paese e dimostrano chiaramente che investire 1 euro nella salute mentale e nei servizi sociali genera un significativo ritorno, stimato in 4,7 euro, sia in termini economici sia in termini di miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, con l’Italia ancora al di sotto dei livelli raccomandati di investimento nei servizi di salute mentale, è fondamentale agire subito per colmare questo divario e garantire risultati migliori per le persone e la società nel suo complesso.”