L’IMPENNATA DEI TASSI di interesse ha un impatto pesante per chi ha sottoscritto i mutui. Secondo i dati resi noti da Bankitalia, i tassi dei nuovi mutui erogati a febbraio alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (comprensivi delle spese accessorie) superano la soglia del 4%. Se a gennaio avevano raggiunto il 3,95%, questo mese sono infatti saliti al 4,12%. Il tasso sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato invece al 9,88% (9,79% a gennaio). Un nuovo rialzo di 25 punti base, ad esempio, porterebbe la rata di un mutuo medio a tasso variabile a 693 euro, circa il 50% in più rispetto allo scorso anno, con un aumento di 237 euro. E se, come prevedono gli esperti, l’Euribor a tre mesi (l’indice di riferimento dei mutui "variabili") non smetterà di salire raggiungendo il suo picco a settembre del 2023 con un valore vicino a 3,8%, la rata arriverebbe a 737 euro, oltre 280 euro in più rispetto a gennaio 2022.
Una stangata che rischia di avere un effetto a cascata anche sul mercato immobiliare, con un rallentamento delle compravendite. Per chi ha un mutuo fisso la rata resterà invariata, ma per un mutuo di 200mila euro agganciato all’Euribor a 3 mesi e sottoscritto un anno fa, la rata è passata da 972 a 1029 euro. Lo stesso mutuo erogato oggi ha una rata di 983 euro e sale a 1.043€ (una variazione percentuale di oltre il 60% rispetto al 2022). Mediamente, secondo le stime dell’Unione dei Consumatori, l’incremento delle rate dei mutui a tasso variabile porterà ad una spesa di 159 euro al mese in più per ogni famiglia. Ma non basta: si assottiglia anche il potere di acquisto casa degli italiani. Gli aumenti finora registrati hanno ridotto, da gennaio 2022 ad oggi, il capitale ottenibile come mutuo del 27% a parità di rata, con chiare ripercussioni negative sul valore della casa.
Cosa conviene fare? Per chi ha già sottoscritto un mutuo a tasso variabile, ci sono due opzioni a disposizione: la surroga, per passare a un mutuo a tasso fisso o variabile più vantaggioso, o la rinegoziazione del mutuo con la propria banca. Chi, invece, deve ancora sottoscrivere un contratto, dovrà decidere se sia meglio ripiegare su un tasso fisso già molto più alto rispetto al passato (3,5% su durate a 30 anni e intorno al 4%, per durate più brevi) oppure rischiare e sperare che l’Euribor dal 2024 in poi, possa fermarsi e tornare gradualmente al 2,65 a fine 2025. An. Tro.