Roma, 15 agosto 2023 – Ministra, uno dei nodi clou di queste settimane e dell’autunno è il salario minimo: quali sono i vostri capisaldi?
"Il tema dei bassi salari ci sta a cuore – esordisce Marina Calderone, Ministra del Lavoro – come dimostrato dalle azioni fin qui approvate: dal taglio del cuneo ai fringe benefits , dall’aumento dell’assegno unico all’estensione della platea che può accedere ai bonus energetici. Ma la questione del lavoro povero ha una prospettiva più ampia di quella del salario minimo. La proposta di coinvolgere il Cnel va in questa direzione: agiremo sottoscrivendo un accordo interistituzionale con il quale coordineremo le attività, così da valutare un pacchetto di iniziative anche con Inps, e dando centralità ai Ccnl e alle parti sociali. Va dato alla questione un approccio di sistema e non propagandistico. Un approccio basato su dati e stime di spesa, in modo da arginare alcune possibili conseguenze "indirette" all’introduzione di un salario minimo per legge".
Quali conseguenze?
"Un effetto trascinamento sui valori delle retribuzioni già oggi oltre i 9 euro, per esempio, che moltiplicherebbe il costo del lavoro e quindi della produzione in Italia. Su chi ricadrebbero i costi? Non esiste una contrarietà all’adeguamento al rialzo dei salari, ma qualche perplessità sulla tenuta del sistema se non sosteniamo la produttività invece sì. Va guardato l’assetto del mondo del lavoro in Italia e come viene regolato. Anche per evitare il rischio di uno shock su alcuni comparti tale da aumentare il ricorso a un uso improprio dei contratti, per esempio spingendo verso il part-time involontario e il lavoro grigio".
Quale dovrebbe essere la prospettiva più appropriata?
"Due mesi per una proposta sul lavoro povero, anche se su questo termine spesso sento espressioni decontestualizzate. Per comodità di parte si mescola il lavoro nero con i Ccnl dai minimi molto bassi coinvolgendo anche la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni coperti da Ccnl in media europea. Sono tutti temi importanti che però vanno affrontati singolarmente e non messi tutti assieme. Mescolarli torna certamente utile a chi vuole utilizzarla come polemica politica, ma così non si risolvono i problemi. Dopo la nostra attività con il Cnel, sarà il Parlamento a valutare quale la definizione più opportuna del percorso successivo: è un tema dall’ampia ricaduta sociale che ritengo imponga un coinvolgimento totale".
L’altro dossier delicato riguarda il Reddito di cittadinanza: quali i prossimi passaggi in vista del primo settembre?
"Devo premettere che siamo stati costretti a intervenire pesantemente in materia di politiche attive perché abbiamo trovato una situazione ampiamente negativa. Da tecnico del settore ho conosciuto da vicino le gestioni degli ultimi anni. La necessità di commissariare nel 2021 l’Anpal di Parisi la dice tutta su cosa non è stato fatto o, addirittura, è stato fatto male nella precedente gestione. E a noi tocca il compito di ricostruire, cosa non semplice, partendo dalle tante incompiute che abbiamo trovato. E lo faremo dal 1° settembre attraverso la piattaforma informativa (Siils), che dovrà gestire l’incrocio domanda/offerta".
Come si articolerà il sistema per i lavoratori ‘attivabili’?
"Cambia totalmente l’approccio dell’intervento, mirato ad avviare gli interessati al lavoro e non a fare in modo che siano mantenuti da un sussidio a vita. Per accedere al supporto formazione e lavoro bisognerà presentare una domanda, attraverso il sito dell’Inps o rivolgendosi a Caf e patronati. L’indennità di 350 euro a persona, che potrà quindi essere più di una nello stesso nucleo familiare, è subordinata alla partecipazione a una politica attiva del lavoro per massimo 12 mesi".
E per i fragili?
"Per chi ha nel proprio nucleo familiare un minore, un over 60, una persona con handicap o in condizione di svantaggio e inserito in un programma dei servizi socio-sanitari territoriali, la nuova misura parte a gennaio 2024, senza alcuni del sussidio percepito già nel 2023. Agli 88mila nuclei presi in carico dai servizi sociali sin dagli inizi di luglio si aggiungono altri 47mila nuclei, facenti parte dei 159 mila che hanno completato i sette mesi di percezione del reddito a fine luglio. Ma anche per i beneficiari dell’assegno di inclusione è previsto un percorso di inserimento al lavoro che, penso, resti essenziale per la piena integrazione delle persone in condizione di povertà".
Di quante persone parliamo?
"La platea è mobile, tra le due misure e rispetto ai numeri a cui si fa riferimento per individuarne i beneficiari. Rispetto alle quantificazioni inserite nella relazione tecnica della legge di bilancio, gli ultimi mesi hanno fatto registrare delle variazioni significative. Per via di maggiori controlli che hanno permesso di rilevare gli abusi, per alcuni cambiamenti ai criteri d’accesso del decreto 1° maggio e grazie all’aumento dell’occupazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza. I 404mila nuclei con soggetti occupabili rilevati a dicembre 2022, sono oggi 230mila: si tratta di coloro che termineranno i sette mesi di percezione del reddito di cittadinanza quest’anno, al netto di quelli presi in carico dai servizi sociali ad oggi. Un numero destinato a ridursi per via delle ulteriori prese in carico dei servizi sociali entro il 31 ottobre. I numeri parlano e ci raccontano i risultati di alcune azioni. L’obiettivo resta quello di mobilitare tutte le risorse istituzionali, professionali e sociali per costruire una società attiva e solidale".