Roma, 1 dicembre 2023 – Si torna a parlare di salario minimo, anche se la parola stessa è sparita dalla narrazione politica e dai testi legislativi, ma la sostanza della materia entra a gamba testa nella discussione sulla manovra. Il contesto è complesso: Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, ha annunciato un emendamento delle opposizioni unite – eccetto Renzi – per fare rientrare i 9 euro l’ora nella discussione sul testo alternativo messo in campo dal governo. Avrà la forma di un pacchetto di emendamenti al fascicolo corposo che consegna a Palazzo Chigi il mandato, con ben due deleghe, di occuparsi dei "trattamenti retributivi giusti e equi".
Entro giugno dovranno pensarci la premier Giorgia Meloni e la ministra Marina Calderone a dirimere la materia: secondo il disegno governativo, non solo scompare la cifra oraria di riferimento, ma vengono declassati anche i sindacati confederali, perché il meccanismo studiato per i lavoratori senza tutele non prevede che i contratti firmati dai sindacati comparativamente più significativi siano il riferimento, bensì i "contratti più applicati". Alla legge delega ha lavorato l’ex M5s oggi meloniano Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro di Montecitorio nella convinzione – fragile – che così si possa rafforzare la contrattazione collettiva alleviando il lavoro povero. Ma le opposizioni, a partire dal Pd con Arturo Scotto, daranno battaglia considerando l’atteggiamento del governo addirittura "abominevole" e sottolineando "la fregatura che svuota il Parlamento, rendendolo una succursale di Palazzo Chigi".
Nel dettaglio la legge delega prevede che entro sei mesi sia esteso il trattamento economico complessivo minimo del contratto più applicato a tutti i lavoratori che nella stessa categoria, o in quella più affine, non siano coperti dalla contrattazione collettiva. Quindi per prima cosa si tratta di individuare i contratti collettivi più applicati, ma in questo modo – denunciano le opposizioni – si dà via libera anche ai contratti pirata, poiché i contratti presi come pietra miliare sono anche quelli firmati da sigle che hanno un’ampia diffusione tra le categorie, anche se sono meno rappresentative.
Intanto , da domani parte il click day previsto dal decreto flussi per aggiudicarsi uno dei 136mila lavoratori non comunitari che potranno entrare regolarmente in Italia. Le domande precompilate già arrivate al Viminale sono quasi 608 mila e dunque poco più di un datore di lavoro su quattro riuscirà a vedere soddisfatta la propria richiesta. Un boom che riguarda soprattutto i lavoratori domestici: 86mila le richieste a fronte dei 9.500 ingressi disponibili.