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Alessandro Puliti, 61 anni, amministratore delegato di Saipem
Si sgonfia con il passare delle ore l’entusiasmo di Piazza Affari per le nozze tra Saipem e la norvegese Subsea7. L’euforia dell’apertura (ieri mattina il titolo della società italiana non riusciva a fare prezzo, con un rialzo teorico a due cifre), si è trasformata in delusione, fino alla chiusura in territorio negativo a -0,4%. Il tutto mentre a Oslo Subsea7 ha guadagnato il 3%. Il verdetto dei mercati è chiaro: pur apprezzando il valore industriale dell’operazione, la fusione alla pari non premia Saipem, che oggi potrebbe annunciare il ritorno della cedola insieme ai conti del 2024.
Anticipando i tempi annunciati alla vigilia, l’ad di Saipem, Alessandro Puliti, ha detto che le due società potrebbero fondersi anche prima del giugno 2026, spiegando che "ci vuole tempo, tenendo anche conto che servirà il via libera dell’Antitrust" ma "ci sono margini per accelerare". Secondo il manager, Saipem e Subsea7 sono "altamente complementari in termini di attività e di presenza geografica" e insieme formeranno un "leader globale nel servizi energetici attraverso una integrazione lungo tutta la catena di valore".
Saipem7 (questo il nome della società che nascerà dalla fusione) avrà una forza lavoro di oltre 45mila persone, di cui 9mila ingegneri, e sarà presente in oltre 60 Paesi del mondo con un forte focus sull’innovazione e la tecnologia. In questo modo la combinazione tra le due aziende, ha continuato Puliti, "rafforzerà il loro posizionamento in tutti i prodotti, sia nell’energia convenzionale che nell’eolico offshore, garantendo anche flessibilità ai clienti".
Sul piano finanziario, Puliti ha ipotizzato che Saipem7 potrà distribuire agli azionisti "almeno il 40% del free cash flow", precisando che però al momento non sono state ancora prese decisioni sui dividendi e su un eventuale riacquisto di titoli. In ogni caso, entrambe le società potranno distribuire fino a 350 milioni di dollari in dividendo quest’anno e altri 300 l’anno prossimo, se le nozze non si perfezioneranno prima dell’approvazione dei conti di ciascuna.
Con la fusione nascerà un gruppo da 43 miliardi di euro di portafoglio ordini, ricavi per circa 20 miliardi e un margine operativo lordo di oltre 2 miliardi. I soci italiani (Eni al 21,9% e Cdp al 12, 82%) e norvegesi (Siem al 23,9% e Folketrigtfonde al 9,5%) avranno uguale peso sul capitale del nuovo gruppo, in ragione del concambio di 6,688 azioni Saipem per ogni azione Subsea7 posseduta. Secondo le intenzioni dei soci la fusione non porterà al lancio di un’Opa sul flottante delle due società.