Venerdì 17 Gennaio 2025
MARTA OTTAVIANI
Economia

Russia, economia al collasso per la guerra in Ucraina. “Putin pronto a congelare i conti correnti”: i rumors e la smentita

La Banca Centrale russa smentisce i rumors: “Idea assurda che minerebbe la nostra stabilità finanziaria”. Ma il Paese rischia la stagflazione: crescita bassa a fronte di una impennata dei prezzi

Roma, 16 gennaio 2025 – I più pessimisti parlano di “scenario da collasso sovietico”, la Banca Centrale russa è dovuta intervenire su Telegram per smentire seccamente alcuni rumors secondo i quali il presidente Putin sarebbe pronto a congelare i conti correnti e avviare il razionamento di cibo pur di evitare il tracollo economico.

Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir Putin

"L’idea che i conti bancari potrebbero essere congelati è assurda e impensabile”, si legge sul canale Telegram della Banca Centrale russa. “A iniziare dal fatto che questa sarebbe una grossa violazione dei diritti dei privati cittadini e delle aziende, che non potrebbero gestire i loro asset, un provvedimento del genere minerebbe dalle fondamenta il sistema bancario e la stabilità finanziaria del Paese”.

La governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina, a fine dello scorso anno aveva alzato i tassi di interesse al 21%. Un provvedimento fatto per frenare l’aumento dei pezzi e che cela uno scenario inquietante, evidenziato proprio dalla governatrice in un’audizione alla Duma, la camera bassa del Parlamento, lo scorso novembre: la Russia rischia la stagflazione, ossia una crescita bassa a fronte di un aumento importante dei prezzi.

Una situazione che inizia a essere palpabile nelle tasche della popolazione, ma che viene camuffata dai dati macroeconomici. L’economia apparentemente cresce, ma è tutto merito dell’industria che è stata totalmente riconvertita in industria di guerra, con gli stabilimenti che hanno raggiunto i limiti di capacità e la disoccupazione che non è mai stata così bassa. Ma crescere in questo modo surriscalda solo l’economia. Le grandi imprese nazionali delle risorse energetiche hanno perso il loro tradizionale ruolo a causa della guerra e dell’esclusione dai mercati occidentali.

In più, mantenere la guerra in Ucraina alla Russia sta costando molto più del previsto e non solo in termini di perdite al fronte. Ormai, per portare i soldati al fronte, bisogna pagarli. A meno che non arrivi qualche gentile prestito da Paesi amici come la Corea del Nord. Logica vorrebbe che la Russia cerchi una mediazione favorevole con Kiev, prima che per le casse statali sia troppo tardi. Ma qui sorge un problema nel problema. Se la guerra continua si mette ancora più a dura prova l’assetto finanziario del Paese. Ma se si interrompe, allora molte aziende che avevano riconvertito la loro produzione, soprattutto quelle che dipendono da contratti con il ministero della Difesa, fallirebbero in pochi giorni, lasciando senza stipendio, e in un momento di grande spinta inflazionistica, migliaia di persone.