Roma, 2 aprile 2018 - "Se per te è un problema andare sulle montagne russe, vai sul bruco mela che nessuno ti obbliga". Scherza Giampaolo Rossi, il titolare delle Mani al Cielo, il bar di Rovereto diventato famoso perché fu uno dei primi ad accettare i pagamenti in bitcoin in quella che è diventata la Bitcoin Valley. Un paese di 40mila anime, incastonato nelle Alpi trentine, dove quasi tutto si può pagare con la criptovaluta: il dentista, il benzinaio, la pizza, il parrucchiere e, perfino, le polpettine della nonna della macelleria di Massimo. Perfino gli stipendi, in tutto o in parte, alcuni dipendendi che lo desiderano li possono ricevere in moneta virtuale. Qualcuno ha iniziato per curiosità, qualcun altro per stare al passo con i tempi, altri ancora ci credono fortemente in questa rivoluzione chiamata Bitcoin. Anche se il prezzo, dopo i picchi dello scorzo anno, si è più che dimezzato e adesso viaggia attorno agli 8 mila dollari. “Qui non siamo speculatori – spiegano i commercianti di Rovereto – non è il prezzo che ci interessa, ma spingere l’uso di bitcoin come mezzo di pagamento”.
Gli scambi avvengono semplicemente attraverso uno smartphone o un pc, si legge il codice Qr del pagamento e, in pochi clic, la transazione è fatta. Scontrino e fatture sono in euro. Dopodiché il commerciante può decidere se tenere i bitcoin come investimento o vederseli accreditare direttamente sul conto corrente bancario convertiti in euro.
Il motore dell’innovazione si chiama inbitcoin, una startup fondata nel 2016 da Marco Amadori con una ventina di sviluppatori visionari e 70mila euro di investimento. Il dentista, la scuola guida, il negozio di giocattoli, ristoranti e bar. In pochi mesi e la startup è diventata un’azienda di software che fa ricerca e sviluppo ma, sopratutto, formazione. Per entrare nella community della Bitcoin Valley basta un cellulare o un pc, sul quale scaricare l’app Altana, cioè il portafoglio virtuale che consente ai commercianti di incassare in bitcoin e ai clienti di pagare. “Ai commercianti forniamo l’installazione e la consulenza, la cifra va orientativamente dai 500 ai 3 mila euro ma dipende da cosa serve e da quante ore di insegnamento doppiamo spendere”, spiega Amadori. “Per noi è importante che le cose vengano fatte bene, il ritorno di immagine è potente e non vogliamo inquinare l’immagine del brand”.
Ma non tutto è virtuale. Ci sono anche dei punti fisici, i Compro Euro che, un po' come i Compro Oro, permettono di cambiare gli euro con i bitcoin grazie a dei bancomat che accettano le banconote e le trasformano in criptovaluta, direttamente nel portafoglio virtuale o su una card fisica da conservare. Sono anche dei punti di formazione per “diffondere fiducia”, dove si possono anche solo fare due chiacchiere con persone in carne ed ossa, fare domande, soddisfare la propria curiosità su cosa sono queste monete un po’ criptiche. Il primo è stato inaugurato a Rovereto a dicembre del 2017 ma l’obiettivo è di arrivare a una cinquantina entro il 2108, con prossime aperture, tra le altre, a Pordenone e Bologna. Un progetto gestito da bmanity, startup controllata da inbitcoin, che già nel nome evoca la sua missione: "un piano B per l’umanità".