Lunedì 28 Ottobre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Rivalutazione pensioni 2025, cosa cambia: fasce e nuove regole

Arriva la stretta sui residenti all’estero: la rivalutazione automatica non sarà riconosciuta a chi percepisce importi superiori al trattamento minimo Inps

Roma, 25 ottobre 2024 – La rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione nel 2025 tornerà all’antico. La stretta degli anni precedenti, che ha portato a una vera decurtazione dei trattamenti medi e più elevati, sarà mandata in soffitta. La legge di Bilancio non proroga il meccanismo più penalizzante e questo avrà come effetto il ripristino del più vecchio sistema di adeguamento per fasce. Si tornerà, dunque, alla legge legge 388/2000 in vigore sino al 31 dicembre 2011, prima dell'entrata in vigore della riforma Fornero.

Roma, 26 ottobre 2024 - Come si potrà andare in pensione nel 2025? A specificarlo, nero su bianco, è la legge di Bilancio presentata qualche giorno fa che, di fatto, conferma le vie previste nel 2024, senza aggiustamenti e correzioni o innovazioni di sorta. In attesa che l’anno prossimo si arrivi a una nuova riforma previdenziale. Vale la pena, dunque, rimettere in fila i percorsi verso l’uscita dal lavoro che varranno il prossimo anno. Avvertendo fin da ora che le strade fissate, almeno per i pensionamenti anticipati e flessibili, restano sempre strette.

FOCUS /  Di quanto aumentano gli stipendi nel 2025: le simulazioni dei commercialisti sul taglio del cuneo

Tra requisiti, penalizzazioni, allungamento delle cosiddette "finestre" (i varchi per lasciare effettivamente il lavoro, una volta maturate le condizioni), il risultato è che conquistare l’uscita non solo sarà difficile come è stato nell’anno in corso, ma in molti casi si finirà per dovere attendere i primi mesi del 2026.

La rivalutazione delle pensioni: cosa cambia nel 2025

Due cambiamenti in arrivo 

In primo luogo, sarà aumentata la percentuale di adeguamento al costo della vita per gli importi superiori a tre volte il minimo Inps: oltre 1.795 euro lordi mensili. La seconda novità tocca l’applicazione del meccanismo: in sostanza, le percentuali di rivalutazione saranno applicate per scaglioni e non su tutto l’importo complessivo, come è accaduto negli ultimi anni. Vediamo in concreto che cosa significa. 

Le fasce di rivalutazione

Gli assegni di importo fino al trattamento minimo Inps (598,61 euro Mensili) potranno contare, oltre che sulla rivalutazione del 100% dell’indice Istat, anche una rivalutazione straordinaria del 2,2%. Sono queste le pensioni minime. 

I trattamenti fino a tre volte il minimo (entro i 1.795,93 lordi mensili) avranno la rivalutazione del 100% dell’indice Istat. 

Le pensioni di importo tra tre e cinque volte il minimo Inps (entro i 2.993,04 euro lordi mensili) avranno il 100% dell’indice Istat sino a 1.795,93 euro ed il 90% dell’indice Istat per la quota eccedente. E questo è l’effetto della rivalutazione progressiva e non sul totale. 

Le rendite che vanno oltre le cinque volte il minimo (oltre 2.993,04 euro) avranno il 100% dell’indice Istat per la quota sino al 1.795,93 euro; il 90% dell’indice Istat per la quota superiore a 1.795,93 euro fino a 2.993,04 euro e il 75% dell’indice Istat per la quota eccedente 2.993,04 euro.

La stretta sulle pensioni all’estero

La legge di Bilancio prevede che, in via eccezionale, per l’anno 2025, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici non sia riconosciuta ai pensionati residenti all’estero, per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo Inps.